Due regole, argomenta l'autore, governano l'impianto formale dei Canti di Leopardi. Al livello più manifesto vige la regola della dissomiglianza per cui ogni lirica si presenta come un corpo espressivo autonomo, diverso da tutti gli altri e, incarna la provvisorietà e la relatività del suo organismo poetico. L'altra regola connessa è la disarmonia: trame dissonanti, tessere prosastiche molto nette sono il "pensiero sensibile" emanato dai Canti. E come le dissomiglianze proiettano gli spostamenti di quel pensiero, la disarmonia ne registra l'oscillare, il contraddirsi, il ripartire ogni volta da un altro punto.

Lingua e pensiero nei "Canti" di Leopardi

GIRARDI, Antonio
2000-01-01

Abstract

Due regole, argomenta l'autore, governano l'impianto formale dei Canti di Leopardi. Al livello più manifesto vige la regola della dissomiglianza per cui ogni lirica si presenta come un corpo espressivo autonomo, diverso da tutti gli altri e, incarna la provvisorietà e la relatività del suo organismo poetico. L'altra regola connessa è la disarmonia: trame dissonanti, tessere prosastiche molto nette sono il "pensiero sensibile" emanato dai Canti. E come le dissomiglianze proiettano gli spostamenti di quel pensiero, la disarmonia ne registra l'oscillare, il contraddirsi, il ripartire ogni volta da un altro punto.
2000
9788831774543
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/240772
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