I rapporti fra il potere politico e il potere giudiziario hanno conosciuto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso momenti di forte tensione, che si sono via via intensificati fino a sfociare in un conflitto istituzionale che ha segnato profondamente la vita della Repubblica. Un osservatorio privilegiato dei cambiamenti intervenuti nelle relazioni fra i due poteri è il Consiglio Superiore della Magistratura, che costituisce il "luogo tecnico" dell’incontro fra le rispettive "rappresentanze". In uno scenario politico completamente mutato in séguito alla dissoluzione dei partiti che hanno governato l’Italia durante la prima fase di applicazione della Costituzione repubblicana - travolti negli anni Novanta da un’offensiva giudiziaria su vasta scala contro il finanziamento illecito della politica e la corruzione all’interno della pubblica amministrazione -, è intervenuta la legge n. 44 del 2002, che ha modificato la composizione e il sistema di elezione dei membri «togati» del C.S.M.: un fatto d’indubbia rilevanza istituzionale, che esprime la reazione del potere politico all’azione della Magistratura, ma che non rappresenta una novità perché già in passato era accaduto che il legislatore modificasse la composizione e le modalità di elezione dell’organo. Proprio l’esistenza di numerosi precedenti in un àmbito tanto delicato - aspetto anomalo nel panorama istituzionale - ha stimolato lo svolgimento di un percorso "a ritroso", il quale ha consentito di ripercorrere le tappe che hanno comportato una lenta trasformazione dell’assetto interno della Magistratura e di mettere in evidenza come i più importanti cambiamenti del sistema di elezione dei membri togati del C.S.M. siano sempre avvenuti in relazione alle mutate esigenze del sistema politico. Qui si analizzano in successione le riforme della composizione e del sistema elettorale del C.S.M. (con una particolare attenzione per quella introdotta dalla legge n. 44/2002); si ricostruisce il contesto storico-politico nel quale si collocano, dando conto delle posizioni assunte dai partiti politici e dalle varie componenti dell’associazionismo giudiziario (le c.d. «correnti»); si esamina la letteratura intervenuta sul tema, dalla quale emergono tesi contrapposte riguardo alla natura e alle funzioni del C.S.M. e, in definitiva, al ruolo che la Costituzione assegna a tale organo. La tesi preferibile è che si tratti di un organo non semplicemente amministrativo, ma "politico", al quale compete in senso ampio la difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura, nonché il "governo" della stessa Magistratura. Lo studio si completa con un esame degli aspetti più significativi della riforma dell’ordinamento giudiziario definitivamente approvata nel 2005, la cui disciplina rappresenta un ulteriore e più importante "canale d'influenza" del potere politico sulla Magistratura.

Magistratura e potere politico. La vicenda costituzionale dei mutamenti del sistema elettorale e della composizione del Consiglio Superiore della Magistratura

FERRI, Giampietro
Writing – Original Draft Preparation
2005-01-01

Abstract

I rapporti fra il potere politico e il potere giudiziario hanno conosciuto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso momenti di forte tensione, che si sono via via intensificati fino a sfociare in un conflitto istituzionale che ha segnato profondamente la vita della Repubblica. Un osservatorio privilegiato dei cambiamenti intervenuti nelle relazioni fra i due poteri è il Consiglio Superiore della Magistratura, che costituisce il "luogo tecnico" dell’incontro fra le rispettive "rappresentanze". In uno scenario politico completamente mutato in séguito alla dissoluzione dei partiti che hanno governato l’Italia durante la prima fase di applicazione della Costituzione repubblicana - travolti negli anni Novanta da un’offensiva giudiziaria su vasta scala contro il finanziamento illecito della politica e la corruzione all’interno della pubblica amministrazione -, è intervenuta la legge n. 44 del 2002, che ha modificato la composizione e il sistema di elezione dei membri «togati» del C.S.M.: un fatto d’indubbia rilevanza istituzionale, che esprime la reazione del potere politico all’azione della Magistratura, ma che non rappresenta una novità perché già in passato era accaduto che il legislatore modificasse la composizione e le modalità di elezione dell’organo. Proprio l’esistenza di numerosi precedenti in un àmbito tanto delicato - aspetto anomalo nel panorama istituzionale - ha stimolato lo svolgimento di un percorso "a ritroso", il quale ha consentito di ripercorrere le tappe che hanno comportato una lenta trasformazione dell’assetto interno della Magistratura e di mettere in evidenza come i più importanti cambiamenti del sistema di elezione dei membri togati del C.S.M. siano sempre avvenuti in relazione alle mutate esigenze del sistema politico. Qui si analizzano in successione le riforme della composizione e del sistema elettorale del C.S.M. (con una particolare attenzione per quella introdotta dalla legge n. 44/2002); si ricostruisce il contesto storico-politico nel quale si collocano, dando conto delle posizioni assunte dai partiti politici e dalle varie componenti dell’associazionismo giudiziario (le c.d. «correnti»); si esamina la letteratura intervenuta sul tema, dalla quale emergono tesi contrapposte riguardo alla natura e alle funzioni del C.S.M. e, in definitiva, al ruolo che la Costituzione assegna a tale organo. La tesi preferibile è che si tratti di un organo non semplicemente amministrativo, ma "politico", al quale compete in senso ampio la difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura, nonché il "governo" della stessa Magistratura. Lo studio si completa con un esame degli aspetti più significativi della riforma dell’ordinamento giudiziario definitivamente approvata nel 2005, la cui disciplina rappresenta un ulteriore e più importante "canale d'influenza" del potere politico sulla Magistratura.
2005
88-13-26089-X
Consiglio Superiore della Magistratura, composizione, sistema elettorale, funzioni, politicizzazione, correnti, potere politico, potere giudiziario, ordinamento giudiziario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/240700
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