La presidenza Cossiga, generalmente ricordata per i modi inusuali con i quali durante l'ultimo biennio del settennato il Presidente della Repubblica è intervenuto nelle vicende della vita politica e costituzionale, ha suscitato interesse fin dall'inizio per i problematici rapporti con il Consiglio Superiore della Magistratura, evidenziati da un fatto che ha avuto grande risonanza: l'opposizione all'inserimento all'ordine del giorno di una seduta del Consiglio del punto concernente il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri Craxi in merito a una sentenza del Tribunale di Roma, e anche dal successivo «dissenso» sulla proposta di modifica della disposizione del regolamento interno del C.S.M. che disciplina l'elezione del Vicepresidente. Il libro, facendo una cronaca dettagliata, racconta gli episodi del conflitto tra il Presidente Cossiga e il C.S.M. in merito soprattutto al contenuto dell'ordine del giorno delle sedute consiliari; analizza gli argomenti addotti da entrambi a fondamento delle tesi contrapposte, sia riguardo alla natura e alla sfera di competenza del C.S.M., sia riguardo all'interpretazione del ruolo di Presidente del C.S.M. da parte del Presidente della Repubblica; documenta il dibattito fra i giuristi, attraverso l'esame non soltanto della letteratura propriamente giuridica, ma anche dei numerosi scritti pubblicati sui quotidiani e i periodici nel corso della vicenda. Lo studio della prassi costituzionale si completa affrontando, dal punto di vista teorico, il problema dei poteri spettanti al Presidente e all'Assemblea nella formazione dell'ordine del giorno delle sedute del C.S.M. e, quindi, dell'individuazione dell'organo la cui volontà prevale in caso di contrasto. Illustrate le opposte tesi sostenute dai costituzionalisti (quella secondo cui la volontà del Presidente sarebbe sempre prevalente, posto che egli presiederebbe il Consiglio in veste di Capo dello Stato, a garanzia della legalità costituzionale, e quella secondo cui a prevalere sarebbe invece in ogni caso la volontà del Consiglio, che sarebbe presieduto da un organo giuridicamente distinto dal Presidente della Repubblica, il Presidente del C.S.M., facente corpo con il collegio, all'interno del quale deve valere la regola della maggioranza), si prospetta un'ipotesi interpretativa originale che sembra soddisfare le differenti competenze che l'Assemblea e il Presidente sono chiamati ad esercitare nella tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura: alla prima spetterebbe infatti la formazione dell'ordine del giorno, mentre il secondo svolgerebbe una funzione di controllo, che potrebbe esprimersi con l'uso del potere di veto, esercitabile però soltanto in casi eccezionali per difendere l'indipendenza dei magistrati.

Il Consiglio Superiore della Magistratura e il suo Presidente. La determinazione dell'ordine del giorno delle sedute consiliari nella prassi costituzionale della presidenza Cossiga

FERRI, Giampietro
Writing – Original Draft Preparation
1995-01-01

Abstract

La presidenza Cossiga, generalmente ricordata per i modi inusuali con i quali durante l'ultimo biennio del settennato il Presidente della Repubblica è intervenuto nelle vicende della vita politica e costituzionale, ha suscitato interesse fin dall'inizio per i problematici rapporti con il Consiglio Superiore della Magistratura, evidenziati da un fatto che ha avuto grande risonanza: l'opposizione all'inserimento all'ordine del giorno di una seduta del Consiglio del punto concernente il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri Craxi in merito a una sentenza del Tribunale di Roma, e anche dal successivo «dissenso» sulla proposta di modifica della disposizione del regolamento interno del C.S.M. che disciplina l'elezione del Vicepresidente. Il libro, facendo una cronaca dettagliata, racconta gli episodi del conflitto tra il Presidente Cossiga e il C.S.M. in merito soprattutto al contenuto dell'ordine del giorno delle sedute consiliari; analizza gli argomenti addotti da entrambi a fondamento delle tesi contrapposte, sia riguardo alla natura e alla sfera di competenza del C.S.M., sia riguardo all'interpretazione del ruolo di Presidente del C.S.M. da parte del Presidente della Repubblica; documenta il dibattito fra i giuristi, attraverso l'esame non soltanto della letteratura propriamente giuridica, ma anche dei numerosi scritti pubblicati sui quotidiani e i periodici nel corso della vicenda. Lo studio della prassi costituzionale si completa affrontando, dal punto di vista teorico, il problema dei poteri spettanti al Presidente e all'Assemblea nella formazione dell'ordine del giorno delle sedute del C.S.M. e, quindi, dell'individuazione dell'organo la cui volontà prevale in caso di contrasto. Illustrate le opposte tesi sostenute dai costituzionalisti (quella secondo cui la volontà del Presidente sarebbe sempre prevalente, posto che egli presiederebbe il Consiglio in veste di Capo dello Stato, a garanzia della legalità costituzionale, e quella secondo cui a prevalere sarebbe invece in ogni caso la volontà del Consiglio, che sarebbe presieduto da un organo giuridicamente distinto dal Presidente della Repubblica, il Presidente del C.S.M., facente corpo con il collegio, all'interno del quale deve valere la regola della maggioranza), si prospetta un'ipotesi interpretativa originale che sembra soddisfare le differenti competenze che l'Assemblea e il Presidente sono chiamati ad esercitare nella tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura: alla prima spetterebbe infatti la formazione dell'ordine del giorno, mentre il secondo svolgerebbe una funzione di controllo, che potrebbe esprimersi con l'uso del potere di veto, esercitabile però soltanto in casi eccezionali per difendere l'indipendenza dei magistrati.
1995
88-13-19501-X
Consiglio Superiore della Magistratura, Presidente della Repubblica, ordine del giorno delle sedute consiliari, prassi costituzionale, Francesco Cossiga
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/240698
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