"Oggetti e collezioni nella letteratura inglese dell'Ottocento" indaga lo statuto dell'oggetto nel periodo del massimo espansionismo britannico, quando nelle case vittoriane proliferano oggetti eterogenei, tra i quali, numerosi, appaiono gli objets d'art, gli oggetti coloniali e quelli antropologici. Il periodo coincide con la celebrazione del capitalismo e mercantilismo borghese che, dal Settecento in poi, si era vieppiù affermato. Gli oggetti della cultura materiale ottocentesca sono, a Londra, un segno miniaturizzato e tangibile dell'Impero. Gli 'oggetti' tradiscono l'essenza ostensiva sia della nazione che dei loro proprietari e rivelano che la società vittoriana è ormai una palese società dello spettacolo. Le 'collezioni' degli oggetti sembrano, invece, ancora motivate dall'ansia tassonomica che già nel Settecento si era espressa nelle catalogazioni del sistema natura e che, ora, anche nel microcosmo soggettivo, paiono voler rassicurano che tutto è ordinabile e che caos ed eclettismo non regnano ancora. Inquietanti in Dickens e Wilde, le collezioni si fanno eversive in Conan Doyle e in Bram Stoker dove appaiono funzionali a significazioni estetiche e culturali discriminatorie che è valso la pena indagare. La ricerca ha inoltre evidenziato la centralità della filosofia dell'arte di Walter Pater che si fa, nell'Ottocento, il campione del 'regionalismo' estetico, nato cento anni prima con Francis Grose (cf. 'Genio ed immaginazione nel Settecento inglese').Objects, at their worst, substitute people, and this particularly so in the fully affirmed commodity culture of the 19th century: if Dickens and Wilde exemplify and challenge this outcome, Conan Doyle and Bram Stoker rather use objects in a downright ideological and, often, fully racist way.
Oggetti e collezioni nella letteratura inglese dell'Ottocento
BEZRUCKA, Yvonne
2004-01-01
Abstract
"Oggetti e collezioni nella letteratura inglese dell'Ottocento" indaga lo statuto dell'oggetto nel periodo del massimo espansionismo britannico, quando nelle case vittoriane proliferano oggetti eterogenei, tra i quali, numerosi, appaiono gli objets d'art, gli oggetti coloniali e quelli antropologici. Il periodo coincide con la celebrazione del capitalismo e mercantilismo borghese che, dal Settecento in poi, si era vieppiù affermato. Gli oggetti della cultura materiale ottocentesca sono, a Londra, un segno miniaturizzato e tangibile dell'Impero. Gli 'oggetti' tradiscono l'essenza ostensiva sia della nazione che dei loro proprietari e rivelano che la società vittoriana è ormai una palese società dello spettacolo. Le 'collezioni' degli oggetti sembrano, invece, ancora motivate dall'ansia tassonomica che già nel Settecento si era espressa nelle catalogazioni del sistema natura e che, ora, anche nel microcosmo soggettivo, paiono voler rassicurano che tutto è ordinabile e che caos ed eclettismo non regnano ancora. Inquietanti in Dickens e Wilde, le collezioni si fanno eversive in Conan Doyle e in Bram Stoker dove appaiono funzionali a significazioni estetiche e culturali discriminatorie che è valso la pena indagare. La ricerca ha inoltre evidenziato la centralità della filosofia dell'arte di Walter Pater che si fa, nell'Ottocento, il campione del 'regionalismo' estetico, nato cento anni prima con Francis Grose (cf. 'Genio ed immaginazione nel Settecento inglese').Objects, at their worst, substitute people, and this particularly so in the fully affirmed commodity culture of the 19th century: if Dickens and Wilde exemplify and challenge this outcome, Conan Doyle and Bram Stoker rather use objects in a downright ideological and, often, fully racist way.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.