Il contributo analizza l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua in contesto carcerario, basandosi sull’esperienza concreta svolta negli istituti penitenziari di Padova. L’obiettivo è offrire strumenti pedagogici efficaci per affrontare le complesse sfide derivanti da un’aula caratterizzata da una marcata eterogeneità culturale, linguistica ed educativa. Tra i principali ostacoli figurano l’analfabetismo primario e funzionale, l’assenza di competenze metalinguistiche, la differenza nei livelli di interlingua, la fragilità emotiva e la carenza di ambienti didattici adeguati. L’autrice sottolinea l'importanza di creare un contesto inclusivo, motivante e sicuro, dove l’errore sia accolto come parte integrante del processo di apprendimento. Viene valorizzato l’approccio glottodidattico umanistico, basato sull’apprendimento cooperativo e su percorsi personalizzati, per rispondere alle diverse zone di sviluppo prossimale. Si evidenzia l’utilizzo strategico di attività ludiche, strumenti visivi e tecnologici per facilitare l’alfabetizzazione strumentale e digitale, promuovendo l’autostima e la motivazione. Il lavoro pone inoltre attenzione sull'importanza della dimensione relazionale, della fiducia reciproca e della valorizzazione dei background culturali dei detenuti. Si conclude affermando che, nonostante le difficoltà, l'insegnamento in carcere rappresenta un'opportunità unica di crescita professionale e personale per l'insegnante, nonché un’occasione di riscatto e ricostruzione identitaria per i detenuti.
Alfabetizzazione Strumentale “dentro”. Limiti e opportunità
Emanuela Assenzio
2020-01-01
Abstract
Il contributo analizza l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua in contesto carcerario, basandosi sull’esperienza concreta svolta negli istituti penitenziari di Padova. L’obiettivo è offrire strumenti pedagogici efficaci per affrontare le complesse sfide derivanti da un’aula caratterizzata da una marcata eterogeneità culturale, linguistica ed educativa. Tra i principali ostacoli figurano l’analfabetismo primario e funzionale, l’assenza di competenze metalinguistiche, la differenza nei livelli di interlingua, la fragilità emotiva e la carenza di ambienti didattici adeguati. L’autrice sottolinea l'importanza di creare un contesto inclusivo, motivante e sicuro, dove l’errore sia accolto come parte integrante del processo di apprendimento. Viene valorizzato l’approccio glottodidattico umanistico, basato sull’apprendimento cooperativo e su percorsi personalizzati, per rispondere alle diverse zone di sviluppo prossimale. Si evidenzia l’utilizzo strategico di attività ludiche, strumenti visivi e tecnologici per facilitare l’alfabetizzazione strumentale e digitale, promuovendo l’autostima e la motivazione. Il lavoro pone inoltre attenzione sull'importanza della dimensione relazionale, della fiducia reciproca e della valorizzazione dei background culturali dei detenuti. Si conclude affermando che, nonostante le difficoltà, l'insegnamento in carcere rappresenta un'opportunità unica di crescita professionale e personale per l'insegnante, nonché un’occasione di riscatto e ricostruzione identitaria per i detenuti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.