Nel passaggio antropologico-culturale in cui siamo presi, la costruzione di reti collaborative e di prossimità sociale in contesti di vita frammentati, nell’intento di coltivare un terreno comune, costituisce un’importante linea di sviluppo per la professionalità pedagogica che intercetta nell’esercizio della sua professione i vari soggetti e servizi che abitano il territorio. Sono approfondite tre delle possibili sfide che la/il pedagogista può raccogliere nell’immediato futuro. Lo spirito del tempo interpella la natura emancipatrice dell’intervento pedagogico che si nutre di saperi interdisciplinari posti al servizio della crescita di persone e di comunità e che il pedagogista agisce nelle vesti di consulente, supervisore, coordinatore. Proprio lo sguardo educativo (non patologizzante) distingue la professione pedagogica dalle altre professioni di cura, chiamata ad accompagnare persone e gruppi nel percorso di risignificazione della fragilità dell’esistenza riscoprendone le possibilità trasformative e di senso. Un secondo ambito di sviluppo per le professioni pedagogiche riguarda la posizione “privilegiata” ricoperta da questa figura di sistema per la tessitura di legami sociali a più livelli, per la costruzione di reti solidali, per il perseguimento dell’ideale della comunità educante, iniziando con l’interrogarsi su quale modello di comunità sia bene progettare insieme. Un’altra delle principali sfide che interrogano il futuro delle professioni pedagogiche nominata dall’autrice concerne la loro difficoltà ad essere riconosciute e legittimate dai servizi, sul territorio, quali professionalità a tutto tondo. Un mancato riconoscimento rivolto alla categoria che non di rado chiama in causa le stesse associazioni pedagogiche cui spetta il compito di coltivare alleanze intra-professionali per poter mostrare un profilo unito (anche se eterogeneo) al contesto sociale. Un percorso che chiede alle/ai pedagogisti stessi il coraggio di “decolonizzare” il proprio sguardo dai criteri della razionalità scientifica che hanno considerato “debole”, potremmo dire “fragile” nell’accezione negativa del termine, il sapere pedagogico.

Traiettorie di futuro per le professioni pedagogiche

PAOLA DUSI
2023-01-01

Abstract

Nel passaggio antropologico-culturale in cui siamo presi, la costruzione di reti collaborative e di prossimità sociale in contesti di vita frammentati, nell’intento di coltivare un terreno comune, costituisce un’importante linea di sviluppo per la professionalità pedagogica che intercetta nell’esercizio della sua professione i vari soggetti e servizi che abitano il territorio. Sono approfondite tre delle possibili sfide che la/il pedagogista può raccogliere nell’immediato futuro. Lo spirito del tempo interpella la natura emancipatrice dell’intervento pedagogico che si nutre di saperi interdisciplinari posti al servizio della crescita di persone e di comunità e che il pedagogista agisce nelle vesti di consulente, supervisore, coordinatore. Proprio lo sguardo educativo (non patologizzante) distingue la professione pedagogica dalle altre professioni di cura, chiamata ad accompagnare persone e gruppi nel percorso di risignificazione della fragilità dell’esistenza riscoprendone le possibilità trasformative e di senso. Un secondo ambito di sviluppo per le professioni pedagogiche riguarda la posizione “privilegiata” ricoperta da questa figura di sistema per la tessitura di legami sociali a più livelli, per la costruzione di reti solidali, per il perseguimento dell’ideale della comunità educante, iniziando con l’interrogarsi su quale modello di comunità sia bene progettare insieme. Un’altra delle principali sfide che interrogano il futuro delle professioni pedagogiche nominata dall’autrice concerne la loro difficoltà ad essere riconosciute e legittimate dai servizi, sul territorio, quali professionalità a tutto tondo. Un mancato riconoscimento rivolto alla categoria che non di rado chiama in causa le stesse associazioni pedagogiche cui spetta il compito di coltivare alleanze intra-professionali per poter mostrare un profilo unito (anche se eterogeneo) al contesto sociale. Un percorso che chiede alle/ai pedagogisti stessi il coraggio di “decolonizzare” il proprio sguardo dai criteri della razionalità scientifica che hanno considerato “debole”, potremmo dire “fragile” nell’accezione negativa del termine, il sapere pedagogico.
2023
9788846767646
sfide per le professioni pedagogiche, costruire comunità educative, alleanze tra professionisti e loro associazioni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1144145
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