Gli schiavi plautini, diversamente da quelli terenziani, sono caratterizzati per l’ostentato e quasi ossessivo rimando alla schiena striata dai segni delle percosse: il tergum cicatricosum, frutto delle ripetute punizioni subite, si configura infatti quale rovesciamento saturnalesco del topos delle cicatrici sul petto che, come attestano vari autori, distinguevano i combattenti romani più valorosi per il loro coraggioso comportamento in battaglia. Se le cicatrici sulla parte anteriore del corpo denotavano culturalmente i migliori cittadini, che andavano orgogliosi di quei segni guadagnati sul campo, le cicatrici sulla parte posteriore del corpo erano per converso, negli uomini liberi, il marchio infamante dei vili, da nascondere accuratamente agli occhi degli altri, mentre nei servi costituivano l’indizio evidente non soltanto di un temperamento refrattario all’obbedienza, ma dell’inferiorità del loro status sociale tout court. Sul corpo naturale, quindi, si imprimevano valenze simboliche ampiamente condivise all’interno della cultura romana, alle quali era possibile alludere per costruire scene teatrali di forte impatto immediato. La convergenza di significati sul tergum ci permette infatti di analizzare il modo in cui Plauto ha elaborato una serie di situazioni comiche che, utilizzando il codice stereotipato della palliata, mettono in evidenza la costruzione culturale del corpo dello schiavo, per esempio di Sosia (quando si rispecchia con stupore nel proprio ‘doppio’, il dio Mercurio che ha assunto le sue sembianze) o di Pseudolo (quando vive un proprio effimero trionfo, ribaltando momentaneamente lo schema usuale delle allusioni alla punizione).

Tergum cicatricosum: un esempio di costruzione culturale del corpo nel mondo plautino

rota, rosanna
2020-01-01

Abstract

Gli schiavi plautini, diversamente da quelli terenziani, sono caratterizzati per l’ostentato e quasi ossessivo rimando alla schiena striata dai segni delle percosse: il tergum cicatricosum, frutto delle ripetute punizioni subite, si configura infatti quale rovesciamento saturnalesco del topos delle cicatrici sul petto che, come attestano vari autori, distinguevano i combattenti romani più valorosi per il loro coraggioso comportamento in battaglia. Se le cicatrici sulla parte anteriore del corpo denotavano culturalmente i migliori cittadini, che andavano orgogliosi di quei segni guadagnati sul campo, le cicatrici sulla parte posteriore del corpo erano per converso, negli uomini liberi, il marchio infamante dei vili, da nascondere accuratamente agli occhi degli altri, mentre nei servi costituivano l’indizio evidente non soltanto di un temperamento refrattario all’obbedienza, ma dell’inferiorità del loro status sociale tout court. Sul corpo naturale, quindi, si imprimevano valenze simboliche ampiamente condivise all’interno della cultura romana, alle quali era possibile alludere per costruire scene teatrali di forte impatto immediato. La convergenza di significati sul tergum ci permette infatti di analizzare il modo in cui Plauto ha elaborato una serie di situazioni comiche che, utilizzando il codice stereotipato della palliata, mettono in evidenza la costruzione culturale del corpo dello schiavo, per esempio di Sosia (quando si rispecchia con stupore nel proprio ‘doppio’, il dio Mercurio che ha assunto le sue sembianze) o di Pseudolo (quando vive un proprio effimero trionfo, ribaltando momentaneamente lo schema usuale delle allusioni alla punizione).
2020
978-88-3613-062-7
corpo,Plauto,Tergum cicatricosum
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