Educazione, scuola e insegnamento attraversano come un filo rosso la biografia di Lina Tridenti in tutte le fasi della sua esistenza: da bambina (è figlia di una maestra, Maria Biordi Tridenti), da ragazza (frequenta a Vicenza l’Istituto magistrale), da giovane donna (inizia a insegnare nella scuola elementare, diventando collega della madre). Nel dopoguerra sposa il maestro Lino Monchieri (autore e collaboratore della casa editrice La Scuola di Brescia, poi direttore didattico e ispettore scolastico) e diventa madre di tre figlie, dedicandosi alla loro formazione. Alla metà degli anni ’60 riprende gli studi, si laurea e inizia a insegnare materie letterarie nella nuova scuola media statale, nata nel 1962 in attuazione dell’art. 34 della Costituzione. Vocazione educativa e sensibilità sociale accompagnano, fino a oggi, l’impegno civile di Lina, iniziato durante la Resistenza (combattuta in Veneto nelle formazioni autonome di ispirazione cattolica) e proseguito – in sintonia con il marito, rientrato dall’internamento militare nei lager tedeschi – nell’impegno per la Ricostruzione etico-civile del Paese, per la rieducazione spirituale e l’alfabetizzazione democratica delle italiane e degli italiani, sui quali pesavano le macerie morali lasciate dal fascismo: un “totalitarismo educatore” che, per vent’anni, aveva cercato di plasmare le coscienze – attraverso canali scolastici ed extra-scolastici – educando all’obbedienza cieca e acritica, al militarismo, all’odio nazionalistico, alla superiorità razziale. È un impegno educativo che, nel secondo ’900 e nei primi decenni del XXI secolo, si unisce a una vocazione narrativa, che porta Lina a scrivere racconti per ragazzi e per adulti, ma anche a intervenire sui quotidiani locali, con profonde riflessioni sui temi che più le stanno a cuore: l’atrocità e la follia delle guerre, il pericolo di un ritorno del fascismo (in tutte le sue forme), la difesa della democrazia, i diritti delle donne e l’identità femminile.

Lina Tridenti: la biografia di un'educatrice nella storia della scuola italiana

Gabusi D
2023-01-01

Abstract

Educazione, scuola e insegnamento attraversano come un filo rosso la biografia di Lina Tridenti in tutte le fasi della sua esistenza: da bambina (è figlia di una maestra, Maria Biordi Tridenti), da ragazza (frequenta a Vicenza l’Istituto magistrale), da giovane donna (inizia a insegnare nella scuola elementare, diventando collega della madre). Nel dopoguerra sposa il maestro Lino Monchieri (autore e collaboratore della casa editrice La Scuola di Brescia, poi direttore didattico e ispettore scolastico) e diventa madre di tre figlie, dedicandosi alla loro formazione. Alla metà degli anni ’60 riprende gli studi, si laurea e inizia a insegnare materie letterarie nella nuova scuola media statale, nata nel 1962 in attuazione dell’art. 34 della Costituzione. Vocazione educativa e sensibilità sociale accompagnano, fino a oggi, l’impegno civile di Lina, iniziato durante la Resistenza (combattuta in Veneto nelle formazioni autonome di ispirazione cattolica) e proseguito – in sintonia con il marito, rientrato dall’internamento militare nei lager tedeschi – nell’impegno per la Ricostruzione etico-civile del Paese, per la rieducazione spirituale e l’alfabetizzazione democratica delle italiane e degli italiani, sui quali pesavano le macerie morali lasciate dal fascismo: un “totalitarismo educatore” che, per vent’anni, aveva cercato di plasmare le coscienze – attraverso canali scolastici ed extra-scolastici – educando all’obbedienza cieca e acritica, al militarismo, all’odio nazionalistico, alla superiorità razziale. È un impegno educativo che, nel secondo ’900 e nei primi decenni del XXI secolo, si unisce a una vocazione narrativa, che porta Lina a scrivere racconti per ragazzi e per adulti, ma anche a intervenire sui quotidiani locali, con profonde riflessioni sui temi che più le stanno a cuore: l’atrocità e la follia delle guerre, il pericolo di un ritorno del fascismo (in tutte le sue forme), la difesa della democrazia, i diritti delle donne e l’identità femminile.
2023
Resistenza, educazione, storia della scuola, maestre
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1131848
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