Col passare degli anni abbiamo imparato a non stupirci più delle meraviglie che una macchina può realizzare. Oggi un computer è capace di riconoscere la scrittu- ra e la voce umana, di interpretarla, di riprodurla; può prendere decisioni impor- tanti e tempestive (come succede, ad esempio, in ambiti molto delicati come quel- lo medico) (Seising, Tabacchi, 2013, pp. 3-8), effettuare difficili previsioni ma an- che, e soprattutto, gestire dinamicamente la complessità derivante dal mondo esterno, riuscendo addirittura a riconoscere e correggere i propri errori. Per rende- re possibile tutto questo, l’uomo ha dovuto compiere nell’ultimo secolo un mira- bile sforzo intellettuale che lo ha portato a sviluppare tecniche sempre più com- plesse e raffinate per infondere nella macchina quella flessibilità necessaria a sfidar- lo, spesso superando le sue stesse capacità, nei più disparati domini – non ultimo quello del gioco. In questo contributo illustriamo come – con evidente sorpresa – l’uomo abbia sempre più frequentemente dovuto accettare la concorrenza e – in cer- ti casi – la supremazia della sua stessa creatura in ambiti fino a poco tempo prima creduti (con una certa arroganza tipica dell’antropocentrismo) di esclusivo dominio umano, ribaltando così coi fatti la convinzione fallace ma pur sempre ben radicata nell’immaginario collettivo dei non nativi digitali secondo cui una macchina non sarebbe capace di agire creativamente. Prendendo spunto da quello che è noto in letteratura come Test di Turing e dalla cosiddetta obiezione di Lady Lovelace, che forse è la critica alle macchine che meglio rispecchia l’atteggiamento di molti nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, passeremo in rassegna alcune delle più si- gnificative “imprese computazionali” compiute da macchine intelligenti.

L'obiezione di una Lady ed il computer che vince ai telequiz. Come la flessibilità ha consentito all'Intelligenza Artificiale di superare un limite immaginario.

D'asaro F. A.;
2014-01-01

Abstract

Col passare degli anni abbiamo imparato a non stupirci più delle meraviglie che una macchina può realizzare. Oggi un computer è capace di riconoscere la scrittu- ra e la voce umana, di interpretarla, di riprodurla; può prendere decisioni impor- tanti e tempestive (come succede, ad esempio, in ambiti molto delicati come quel- lo medico) (Seising, Tabacchi, 2013, pp. 3-8), effettuare difficili previsioni ma an- che, e soprattutto, gestire dinamicamente la complessità derivante dal mondo esterno, riuscendo addirittura a riconoscere e correggere i propri errori. Per rende- re possibile tutto questo, l’uomo ha dovuto compiere nell’ultimo secolo un mira- bile sforzo intellettuale che lo ha portato a sviluppare tecniche sempre più com- plesse e raffinate per infondere nella macchina quella flessibilità necessaria a sfidar- lo, spesso superando le sue stesse capacità, nei più disparati domini – non ultimo quello del gioco. In questo contributo illustriamo come – con evidente sorpresa – l’uomo abbia sempre più frequentemente dovuto accettare la concorrenza e – in cer- ti casi – la supremazia della sua stessa creatura in ambiti fino a poco tempo prima creduti (con una certa arroganza tipica dell’antropocentrismo) di esclusivo dominio umano, ribaltando così coi fatti la convinzione fallace ma pur sempre ben radicata nell’immaginario collettivo dei non nativi digitali secondo cui una macchina non sarebbe capace di agire creativamente. Prendendo spunto da quello che è noto in letteratura come Test di Turing e dalla cosiddetta obiezione di Lady Lovelace, che forse è la critica alle macchine che meglio rispecchia l’atteggiamento di molti nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, passeremo in rassegna alcune delle più si- gnificative “imprese computazionali” compiute da macchine intelligenti.
2014
9788867601158
Intelligenza Artificiale, Filosofia della Scienza, Cognizione
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