Vom Zartesten und Veschwindendsten. Fünf Noten

Solla
2022-01-01

Abstract

Gli islandesi lo chiamano ghiacciaio di Ok (Okjökull). Si trova a circa un’ora e mezzo di automobile da Reykjavík, a oltre mille metri di altitudine, nel distretto di Borgarfjörður. Le immagini aeree scattate l’anno scorso dal satellite testimoniano come ora sul luogo non resti altro che il cratere del vulcano sottostante, circondato da quello che gli studiosi chiamano “dead ice”, un accumulo fangoso di argilla, sabbia e ghiaia. Il ghiaccio si assottiglia, dissolvendo perfino il gioco di luci e ombre sulla sua superficie. La sua scomparsa non è passata sotto silenzio: come sarebbe stato possibile del resto? In Islanda i ghiacciai partecipano da sempre alla storia del paese. Sono entità mitiche dotate ciascuna del proprio nome. Sono i grandi vecchi di una terra in cui, come gli anelli degli alberi in orizzontale, gli strati di sedimentazione del ghiaccio permettono di ricostruire un’immagine in profondità delle epoche passate. Qui non parliamo genericamente della scomparsa dei ghiacciai ovvero del loro scioglimento. Parliamo invece di UNA scomparsa
2022
scomparsa, cambiamento climatico, trasformazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1085769
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