La realizzazione di quella che si potrebbe definire “la migliore delle comunità possibili” non è un dato di fatto, ma è un compito che impegna tutta la comunità reale, alla ricerca di un principio-ponte capace di condurre verso la «comunità ideale della comunicazione». Se quest’ultima definizione appartiene alla filosofia di Karl-Otto Apel, tuttavia è soprattutto nel pensiero di Jürgen Habermas che la fondazione del principio morale e di quello democratico avviene alla luce della ripresa di un confronto e di una relazione tra morale e politica che passa attraverso il ruolo dell’etica, riunendo così al tema kantiano della fondazione la visione dialettica di origine hegeliana. Questo tipo di lettura, d’altra parte, necessita di essere integrato dal richiamo di Hans Jonas circa il fatto che la politica deve essere capace di investimenti culturali “a lungo termine” e deve inoltre essere in grado di tener conto, all’interno della visione dialogica, di chi voce non ha o non ha ancora, come nel caso del «muto appello» della natura o delle generazioni future. In questo modo emerge il significato non solo sincronico, ma anche diacronico dell’«agire comunicativo» che, dal punto di vista relazionale, è in effetti “interagire” nella ricerca responsabile del bene all’interno della «comunità del noi» così come l’ha definita Adriano Fabris.
“Comunità del noi” e “agire comunicativo”: istanze politico-relazionali
Battistoni, Giulia;Erle, Giorgio
2022-01-01
Abstract
La realizzazione di quella che si potrebbe definire “la migliore delle comunità possibili” non è un dato di fatto, ma è un compito che impegna tutta la comunità reale, alla ricerca di un principio-ponte capace di condurre verso la «comunità ideale della comunicazione». Se quest’ultima definizione appartiene alla filosofia di Karl-Otto Apel, tuttavia è soprattutto nel pensiero di Jürgen Habermas che la fondazione del principio morale e di quello democratico avviene alla luce della ripresa di un confronto e di una relazione tra morale e politica che passa attraverso il ruolo dell’etica, riunendo così al tema kantiano della fondazione la visione dialettica di origine hegeliana. Questo tipo di lettura, d’altra parte, necessita di essere integrato dal richiamo di Hans Jonas circa il fatto che la politica deve essere capace di investimenti culturali “a lungo termine” e deve inoltre essere in grado di tener conto, all’interno della visione dialogica, di chi voce non ha o non ha ancora, come nel caso del «muto appello» della natura o delle generazioni future. In questo modo emerge il significato non solo sincronico, ma anche diacronico dell’«agire comunicativo» che, dal punto di vista relazionale, è in effetti “interagire” nella ricerca responsabile del bene all’interno della «comunità del noi» così come l’ha definita Adriano Fabris.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.