Il Rapporto contro la normalità, pubblicato nel 1971, poi tradotto in Italia nel 1972 da Guaraldi editore, e ripubblicato nel 2013 in Francia dalla casa editrice militante GayKitschCamp, viene riproposto oggi nella collana Eresia, in una versione filologicamente riveduta e introdotta da Massimo Prearo, che ne restituisce il suo linguaggio politicamente crudo, diretto e rivoluzionario. Il FHAR, il Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire, un gruppo di giovani lesbiche e froci – tra cui Monique Wittig e Guy Hocquenghem – al contempo in dialogo e in conflitto con il movimento femminista, studentesco e con i movimenti della sinistra gauchiste, racconta e raccoglie nel Rapporto le basi teoriche, pratiche e collettive, per posizionarsi come un fuori rispetto e contro un dentro sistemico. Un testo che ufficializza, a suo modo, un prima e un dopo all’interno della storia del movimento LGBTQI+ francese, una provocazione chiara, quella del «il y en a plein le cul!» / «ne abbiamo pieno il culo!», necessaria allora e utile oggi per la rielaborazione della nostra storia.
Rapporto contro la normalità
Prearo, Massimo
2021-01-01
Abstract
Il Rapporto contro la normalità, pubblicato nel 1971, poi tradotto in Italia nel 1972 da Guaraldi editore, e ripubblicato nel 2013 in Francia dalla casa editrice militante GayKitschCamp, viene riproposto oggi nella collana Eresia, in una versione filologicamente riveduta e introdotta da Massimo Prearo, che ne restituisce il suo linguaggio politicamente crudo, diretto e rivoluzionario. Il FHAR, il Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire, un gruppo di giovani lesbiche e froci – tra cui Monique Wittig e Guy Hocquenghem – al contempo in dialogo e in conflitto con il movimento femminista, studentesco e con i movimenti della sinistra gauchiste, racconta e raccoglie nel Rapporto le basi teoriche, pratiche e collettive, per posizionarsi come un fuori rispetto e contro un dentro sistemico. Un testo che ufficializza, a suo modo, un prima e un dopo all’interno della storia del movimento LGBTQI+ francese, una provocazione chiara, quella del «il y en a plein le cul!» / «ne abbiamo pieno il culo!», necessaria allora e utile oggi per la rielaborazione della nostra storia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.