Pacifista convinto e quasi autodidatta, il poeta britannico Christopher Logue (1926-2011), uno dei protagonisti principali del British Poetry Revival degli anni Sessanta e Settanta, si è più volte definito nient’altro che un “ri-scrittore”. “Quasi tutto ciò che faccio”, dichiarò in una intervista del 2006, “si basa su altri testi. Io non sono altro che un ri-scrittore, come il nostro Billy Shakespeare”. Non a caso, Logue è famoso soprattutto per il suo ultimo e più impegnativo progetto letterario: la traduzione/adattamento/riscrittura dell’Iliade di Omero. Iniziata nel 1959 e continuata fino quasi alla morte del poeta, questa ambiziosa – ma incompiuta – operazione ha prodotto tre opere (War Music [2001] – composta da tre sezioni intitolate Kings [1991], The Husbands [1995] e War Music [1981] –, All Day Permanent Red [2003] e Cold Calls [2005]), che hanno tutte incontrato grande successo fra la critica. Al di là di presentare un autore poco noto e mai tradotto in Italia, l’obiettivo principale di questo contributo sarà quello di analizzare il polifonico modernismo della prima opera di Logue, War Music, ponendo l’attenzione soprattutto sui passaggi che più si discostano, alterano o esacerbano l’originale omerico. Questa analisi offrirà la possibilità di mettere in risalto come, accanto all’inconfondibile voce di Omero, si riesca sempre a percepire chiaramente anche la personalissima voce del ri-scrittore Logue. Pur nella sostanziale aderenza al poema epico greco, si dimostrerà come con quest’opera egli sia riuscito di fatto a trasformare l’Iliade – il poema di guerra per eccellenza – nel suo più impegnato manifesto antibellico.

“To those who must die”. Christopher Logue e la sua riscrittura dell’“Iliade”

Ragni C
2022-01-01

Abstract

Pacifista convinto e quasi autodidatta, il poeta britannico Christopher Logue (1926-2011), uno dei protagonisti principali del British Poetry Revival degli anni Sessanta e Settanta, si è più volte definito nient’altro che un “ri-scrittore”. “Quasi tutto ciò che faccio”, dichiarò in una intervista del 2006, “si basa su altri testi. Io non sono altro che un ri-scrittore, come il nostro Billy Shakespeare”. Non a caso, Logue è famoso soprattutto per il suo ultimo e più impegnativo progetto letterario: la traduzione/adattamento/riscrittura dell’Iliade di Omero. Iniziata nel 1959 e continuata fino quasi alla morte del poeta, questa ambiziosa – ma incompiuta – operazione ha prodotto tre opere (War Music [2001] – composta da tre sezioni intitolate Kings [1991], The Husbands [1995] e War Music [1981] –, All Day Permanent Red [2003] e Cold Calls [2005]), che hanno tutte incontrato grande successo fra la critica. Al di là di presentare un autore poco noto e mai tradotto in Italia, l’obiettivo principale di questo contributo sarà quello di analizzare il polifonico modernismo della prima opera di Logue, War Music, ponendo l’attenzione soprattutto sui passaggi che più si discostano, alterano o esacerbano l’originale omerico. Questa analisi offrirà la possibilità di mettere in risalto come, accanto all’inconfondibile voce di Omero, si riesca sempre a percepire chiaramente anche la personalissima voce del ri-scrittore Logue. Pur nella sostanziale aderenza al poema epico greco, si dimostrerà come con quest’opera egli sia riuscito di fatto a trasformare l’Iliade – il poema di guerra per eccellenza – nel suo più impegnato manifesto antibellico.
2022
978-88-7642-725-1
Reception of Homer
Iliad
Christopher Logue
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1056069
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