L’analisi dell’enorme successo fatto registrare, negli ultimissimi anni, dal comparto dei fondi flessibili, letteralmente esploso sia in termini di nuovi prodotti via via offerti sul nostro mercato, sia in termini di masse allocate sugli stessi nei portafogli della clientela privata, ha portato gli autori ad interrogarsi sull’esistenza, o meno, di efficaci modelli in grado non solo di selezionare tali prodotti ma anche, e soprattutto, di preservare le regole auree alla base della costruzione del portafoglio. Ciò che è emerso in modo incontrovertibile dalle verifiche effettuate è che è decisamente preferibile, in sede di costruzione dei portafogli modello, optare per l’inserimento di asset class ad hoc per i prodotti flessibili, alle quali assegnare un ruolo di mera componente satellite. Per gestire, poi, al meglio la variabile rischio che caratterizza tali prodotti, è parso preferibile suggerire di creare due asset class distinte: una riservata ai fondi flessibili prudenti ed una riservata a quelli più volatili. Allo scopo di verificare, poi, la capacità di questi fondi di battere il mercato, si è ritenuto opportuno mettere a confronto la performance triennale dei fondi flessibili con quella fatta registrare, nel medesimo orizzonte temporale, dai portafogli in asset class che fungono da proxy dell’investimento neutrale di un investitore italiano. L’analisi svolta ha dimostrato chiaramente come i portafogli neutrali abbiano dominato, nello spazio rischio-rendimento, i fondi flessibili; tutto questo non ha fatto altro che confermare sia le difficoltà connesse all’implementazione del market timing in un contesto di efficienza informativa crescente, sia il nostro forte convincimento di non dover abusare di questa categoria di prodotti. Da ultimo, dopo aver confinato il ruolo di tali prodotti ad una componente satellite di un portafoglio investito prevalentemente in fondi direzionali mono-asset, si è proposto un criterio di classificazione, prima, e di selezione, poi, che risultasse metodologicamente robusto e solido.

Fondi Flessibili: the beauty or the beast?

Carluccio, Emanuele Maria;
2020-01-01

Abstract

L’analisi dell’enorme successo fatto registrare, negli ultimissimi anni, dal comparto dei fondi flessibili, letteralmente esploso sia in termini di nuovi prodotti via via offerti sul nostro mercato, sia in termini di masse allocate sugli stessi nei portafogli della clientela privata, ha portato gli autori ad interrogarsi sull’esistenza, o meno, di efficaci modelli in grado non solo di selezionare tali prodotti ma anche, e soprattutto, di preservare le regole auree alla base della costruzione del portafoglio. Ciò che è emerso in modo incontrovertibile dalle verifiche effettuate è che è decisamente preferibile, in sede di costruzione dei portafogli modello, optare per l’inserimento di asset class ad hoc per i prodotti flessibili, alle quali assegnare un ruolo di mera componente satellite. Per gestire, poi, al meglio la variabile rischio che caratterizza tali prodotti, è parso preferibile suggerire di creare due asset class distinte: una riservata ai fondi flessibili prudenti ed una riservata a quelli più volatili. Allo scopo di verificare, poi, la capacità di questi fondi di battere il mercato, si è ritenuto opportuno mettere a confronto la performance triennale dei fondi flessibili con quella fatta registrare, nel medesimo orizzonte temporale, dai portafogli in asset class che fungono da proxy dell’investimento neutrale di un investitore italiano. L’analisi svolta ha dimostrato chiaramente come i portafogli neutrali abbiano dominato, nello spazio rischio-rendimento, i fondi flessibili; tutto questo non ha fatto altro che confermare sia le difficoltà connesse all’implementazione del market timing in un contesto di efficienza informativa crescente, sia il nostro forte convincimento di non dover abusare di questa categoria di prodotti. Da ultimo, dopo aver confinato il ruolo di tali prodotti ad una componente satellite di un portafoglio investito prevalentemente in fondi direzionali mono-asset, si è proposto un criterio di classificazione, prima, e di selezione, poi, che risultasse metodologicamente robusto e solido.
2020
Fondi flessibili, portafogli modello, rischio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1054159
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