Il contributo prende avvio da una lettura del rapporto tra conoscenza e coscienza nella Filosofia della Natura di Hegel: in quel contesto è l’opposizione dialettica tra unità e molteplicità ad indirizzare verso la necessità di una superiore comprensione dell’unità come autocoscienza al livello dello spirito, superando così quegli elementi dualistici che secondo Hegel erano ancora presenti nell’idealismo soggettivo. D’altra parte, nella “diagnosi” proposta da Jonas ne “La filosofia alle soglie del Duemila”, proprio la mancanza di una filosofia della natura era ciò che aveva segnato l’incompletezza dei principali modelli filosofici di maggior successo negli anni della formazione dello stesso Jonas: nella sua proposta di una “biologia filosofica” emerge invece sia un’esigenza di sistematicità sia la sottolineatura del ruolo e della varietà del molteplice. Questo percorso porta Jonas ad indagare la presenza di elementi di soggettività sin dai processi preconsci, mentre il ritrovamento di un significato della teleologia e di una valenza assiologica in questo percorso di filosofia della natura è parte indispensabile per avviarsi verso la tematica della responsabilità del soggetto umano nei confronti degli altri esseri umani e più in generale della vita. Tale concezione dell’etica della responsabilità ha una forte valenza relazionale e proprio per questo viene qui messa a confronto con i temi dell’etica della relazione e con la proposta di Adriano Fabris di andare oltre la comprensione tradizionale dell’agire inteso soltanto come produzione causale di effetti, intendendo invece la valenza performativa dell’agire e il soggetto come “un crocevia di relazioni”. Se nel pensiero di Fabris viene esposto un rilievo critico nei confronti di quello di Jonas, proprio perché ne "Il principio responsabilità" rimane una concezione dell’agire come “produrre effetti”, tuttavia un elemento comune appare esserci ed è proprio quello della coscienza della necessità di salvaguardare la relazione e il senso della relazione. La tappa conclusiva del contributo affronta il tema del significato “orizzontale” e di quello “verticale” del principio relazionale, a partire dal riferimento alla “immagine originaria”, che compare sia nelle pagine di Jonas sia in quelle della "Critica della ragion pratica" attraverso il termine “Urbild”.
Conoscenza e coscienza: un approccio tra etica della responsabilità ed etica della relazione
Erle, Giorgio
2021-01-01
Abstract
Il contributo prende avvio da una lettura del rapporto tra conoscenza e coscienza nella Filosofia della Natura di Hegel: in quel contesto è l’opposizione dialettica tra unità e molteplicità ad indirizzare verso la necessità di una superiore comprensione dell’unità come autocoscienza al livello dello spirito, superando così quegli elementi dualistici che secondo Hegel erano ancora presenti nell’idealismo soggettivo. D’altra parte, nella “diagnosi” proposta da Jonas ne “La filosofia alle soglie del Duemila”, proprio la mancanza di una filosofia della natura era ciò che aveva segnato l’incompletezza dei principali modelli filosofici di maggior successo negli anni della formazione dello stesso Jonas: nella sua proposta di una “biologia filosofica” emerge invece sia un’esigenza di sistematicità sia la sottolineatura del ruolo e della varietà del molteplice. Questo percorso porta Jonas ad indagare la presenza di elementi di soggettività sin dai processi preconsci, mentre il ritrovamento di un significato della teleologia e di una valenza assiologica in questo percorso di filosofia della natura è parte indispensabile per avviarsi verso la tematica della responsabilità del soggetto umano nei confronti degli altri esseri umani e più in generale della vita. Tale concezione dell’etica della responsabilità ha una forte valenza relazionale e proprio per questo viene qui messa a confronto con i temi dell’etica della relazione e con la proposta di Adriano Fabris di andare oltre la comprensione tradizionale dell’agire inteso soltanto come produzione causale di effetti, intendendo invece la valenza performativa dell’agire e il soggetto come “un crocevia di relazioni”. Se nel pensiero di Fabris viene esposto un rilievo critico nei confronti di quello di Jonas, proprio perché ne "Il principio responsabilità" rimane una concezione dell’agire come “produrre effetti”, tuttavia un elemento comune appare esserci ed è proprio quello della coscienza della necessità di salvaguardare la relazione e il senso della relazione. La tappa conclusiva del contributo affronta il tema del significato “orizzontale” e di quello “verticale” del principio relazionale, a partire dal riferimento alla “immagine originaria”, che compare sia nelle pagine di Jonas sia in quelle della "Critica della ragion pratica" attraverso il termine “Urbild”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.