Il saggio si concentra sull’urgenza di una riforma delle scene manifestata da Francesco Albergati Capacelli, uno dei maggiori teorici di fine Settecento. Durante il lungo soggiorno veneziano, dal 1769 al 1790, in un contesto ben diverso da quello offerto dai circoli amatoriali praticati a Bologna e a Verona, Albergati entra in contatto diretto con i professionisti dello spettacolo. Inizialmente subisce una vera fascinazione per Carlo Gozzi, al punto da esordire con una commedia fiabesca, Il sofà, a lui dedicata e proposta alla compagnia Sacco del teatro Sant’Angelo. Ma il rifiuto del capocomico e qualche attrito con Gozzi lo inducono a rivedere gradualmente le sue convinzioni. Attraverso l’apparato paratestuale delle pièces e i carteggi (con Agostino Paradisi e Francesco Zacchiroli) è possibile seguire il divenire delle convinzioni del bolognese, l’avversione maturata nei confronti dei generi attenti solo al consenso del pubblico (la fiaba, il melodramma, la commedia delle maschere), e il favore accordato a un teatro di contenuti, fondato su solidi valori sociali. Come soprattutto nel caso di Goldoni, identificato con «il Buon Gusto, il Buon Senso, e la più soave delicatezza». Lo scritto più organico, il Della drammatica, che nasce negli anni della Repubblica Cisalpina, in polemica con le direttive ufficiali, condensa i rilievi di Albergati contro la scena sottomessa agli umori del pubblico e all’avidità dei teatranti; a cui oppone la necessità di un nuovo corso, che poggi su una recitazione distinta dalla misura e dalla naturalezza e su una comprensione profonda del testo. Come di lì a breve sarà ribadito dal canone drammaturgico dell’età romantica.

Osservazioni critiche di Francesco Albergati Capacelli sul teatro tra carteggi e paratesti

Elena Zilotti
2021-01-01

Abstract

Il saggio si concentra sull’urgenza di una riforma delle scene manifestata da Francesco Albergati Capacelli, uno dei maggiori teorici di fine Settecento. Durante il lungo soggiorno veneziano, dal 1769 al 1790, in un contesto ben diverso da quello offerto dai circoli amatoriali praticati a Bologna e a Verona, Albergati entra in contatto diretto con i professionisti dello spettacolo. Inizialmente subisce una vera fascinazione per Carlo Gozzi, al punto da esordire con una commedia fiabesca, Il sofà, a lui dedicata e proposta alla compagnia Sacco del teatro Sant’Angelo. Ma il rifiuto del capocomico e qualche attrito con Gozzi lo inducono a rivedere gradualmente le sue convinzioni. Attraverso l’apparato paratestuale delle pièces e i carteggi (con Agostino Paradisi e Francesco Zacchiroli) è possibile seguire il divenire delle convinzioni del bolognese, l’avversione maturata nei confronti dei generi attenti solo al consenso del pubblico (la fiaba, il melodramma, la commedia delle maschere), e il favore accordato a un teatro di contenuti, fondato su solidi valori sociali. Come soprattutto nel caso di Goldoni, identificato con «il Buon Gusto, il Buon Senso, e la più soave delicatezza». Lo scritto più organico, il Della drammatica, che nasce negli anni della Repubblica Cisalpina, in polemica con le direttive ufficiali, condensa i rilievi di Albergati contro la scena sottomessa agli umori del pubblico e all’avidità dei teatranti; a cui oppone la necessità di un nuovo corso, che poggi su una recitazione distinta dalla misura e dalla naturalezza e su una comprensione profonda del testo. Come di lì a breve sarà ribadito dal canone drammaturgico dell’età romantica.
2021
978-88-6464-619-0
Arti performative; teatro del XVIII secolo; Francesco Albergati Capacelli
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