Nella letteratura coloniale l‟isola viene spesso rappresentata come ambientazione esotica, un luogo selvaggio e lontano sia geograficamente che culturalmente dall‟Occidente metropolitano e civilizzato, uno spazio vuoto a disposizione degli europei che dall‟esterno se ne appropriano e la plasmano. Di contro, in molti testi letterari postcoloniali è l‟isola stessa che plasma l‟esistenza dei suoi abitanti all‟interno di una dimensione locale e di appartenenza culturale e territoriale e, nel contempo, ne determina l‟identità precaria e in continua trasformazione su cui ancora si ripercuotono gli effetti del passato imperialista. Le “small islands” coloniali, a lungo considerate solo come frammenti sparsi alla periferia dell‟Impero, rivendicano il loro diritto postcoloniale ad occupare lo spazio liminale tra la terra e il mare, tra la definizione di sé e di Altro, tra l‟appartenenza a un qui centrale ed egemonico e a un altrove incomprensibile e sottomesso. Il capitolo prende in esame due testi – Where We Once Belonged (1996) dell‟autrice samoana Sia Figiel e A Small Place (1988) dell‟antiguana Jamaica Kincaid – nei quali le isole che fanno da ambientazione, Samoa e Antigua, vengono rappresentate come luoghi di trasformazione e ridefinizione identitaria, la cui natura interstiziale, fluida e mutevole si pone in correlazione metaforica con la (ri)costruzione dell‟identità postcoloniale dei suoi abitanti.
Isole coloniali, identità postcoloniali nella narrativa di Sia Figiel e Jamaica Kincaid
pes
2020-01-01
Abstract
Nella letteratura coloniale l‟isola viene spesso rappresentata come ambientazione esotica, un luogo selvaggio e lontano sia geograficamente che culturalmente dall‟Occidente metropolitano e civilizzato, uno spazio vuoto a disposizione degli europei che dall‟esterno se ne appropriano e la plasmano. Di contro, in molti testi letterari postcoloniali è l‟isola stessa che plasma l‟esistenza dei suoi abitanti all‟interno di una dimensione locale e di appartenenza culturale e territoriale e, nel contempo, ne determina l‟identità precaria e in continua trasformazione su cui ancora si ripercuotono gli effetti del passato imperialista. Le “small islands” coloniali, a lungo considerate solo come frammenti sparsi alla periferia dell‟Impero, rivendicano il loro diritto postcoloniale ad occupare lo spazio liminale tra la terra e il mare, tra la definizione di sé e di Altro, tra l‟appartenenza a un qui centrale ed egemonico e a un altrove incomprensibile e sottomesso. Il capitolo prende in esame due testi – Where We Once Belonged (1996) dell‟autrice samoana Sia Figiel e A Small Place (1988) dell‟antiguana Jamaica Kincaid – nei quali le isole che fanno da ambientazione, Samoa e Antigua, vengono rappresentate come luoghi di trasformazione e ridefinizione identitaria, la cui natura interstiziale, fluida e mutevole si pone in correlazione metaforica con la (ri)costruzione dell‟identità postcoloniale dei suoi abitanti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.