Il presente volume raccoglie i contributi presentanti al convegno di “Lin- guistica e Didattica”, tenutosi presso l’Università degli Studi di Padova in data 5 e 6 aprile 2016. esistono, sulla scorta di questa premessa, diversi modi di intendere i percorsi possibili di un curricolo di grammatica. Prima di tutto, per quel che riguarda il metodo, gli approcci principali possono essere ragionevolmente definiti come di tipo “attivo” o “analitico”. I metodi attivi enfatizzano lo studio della lingua come mezzo di espressione, con un’attenzione particolare al testo (scritto e orale), inteso nella sua globa- lità: in quest’ottica i meccanismi linguistici grammaticali sono solo una parte di quelli necessari al corretto uso della lingua in contesto, e non sono ilfocus dell’insegnamento scolastico. I metodi analitici privilegiano invece un’esplo- razione attenta della grammatica delle lingue, che viene intesa come un mec- canismo regola to, che il madrelingua padroneggia pur senza averne piena consapevolezza: si tratta quindi di far riaffiorare ciò che il cervello già “sa” in termini di gestione del linguaggio e di indagarne i meccanismi di funzio- namento. Nella pratica e nella teoria didattica i due approcci possono essere validamente combinati, dando luogo a tentativi interessanti, che mirano allo stimolo di attività cognitive integrate, facendo leva su meccanismi di “ridon- danza”, per cui l’attivazione di diversi canali di apprendimento favorisce un consolidamento progressivo delle competenze previste. Si tratta, però, di un meccanismo non ancora diffuso quanto potrebbe e quanto sarebbe auspica- bile: prevale ancora, nella pratica, l’idea che il metodo davvero valido possa essere soltanto uno, che faccia riferimento a un preciso modello teorico di riferimento. La nostra prospettiva, invece, prevede di attingere proposte da diversi quadri di riferimento , perché la pratica didattica non ha bisogno di rispecchiare in tutto una teoria, quanto piuttosto di porre al centro il succes- so dell’apprendente, praticando, se necessario, anche un cauto eclettismo. Ma l’attenzione agli stili di apprendimento non è il solo fattore ad essere rilevante nella pratica didattica. Gli insegnanti sottolineano spesso la neces- sità di trovare strategie specifiche per età, anche mantenendo invariato il quadro di riferimento teorico. Quest’aspetto rappresenta ancora una sfida, che coinvolge il curricolo verticale e il passaggio dalla Scuola Secondaria di I grado a quella di II grado. A tal proposito, l’adozione di un metodo eclettico sembra essere un punto di forza, perché consente un adattamento progressivo delle strategie didattiche, riducendo il rischio di discontinuità nel passaggio tra un ordine e l’altrodi scuola. Se quest’idea venisse applicata con coerenza, verrebbe meno l’annosa questione del “cosa” (che cosa fare alla Scuola Primaria? Che cosa prevedere che gli studenti sappiano al ter - mine della Secondaria di I grado?), ma emergerebbe quella del “come”: gli allievi imparerebbero non più solo i contenuti,ma i metodi di indagine sulla lingua, e questo permetterebbe di esporli agli argomenti specifici di volta in volta necessari per i singoli momenti del curricolo scolastico.Si tratta della terza edizione di un’iniziativa che, per la qualità degli interventi e per l’interesse scientifico, ha ricevuto il patroci - nio dell’USR del V eneto, del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova e dell’Ateneo patavino. Ci sembra, tuttavia, che il maggior merito del convengo sia quello di aver accolto – come nelle due edi- zioni precedenti – un gran numero di insegnanti della scuola, convenuti da diverse parti del Veneto per contribuire a un momento di scambio prezioso, in cui il mondo accademico e quello scolastico uniscono le proprie energie alla ricerca di strategie e metodi per migliorare, rinforzare e far maturare la pratica didattica. Il convegno parla di grammatica, perché la “grammatica” è il punto focale di un’indagine indispensabile per molte discipline scolasti- che: per lo studio della lingua madre e di quelle straniere, per lo studio delle lingue classiche, e, più in generale, per l’analisi di “sistemi complessi”. È bene ricordare, infatti, che il linguaggio umano (e cioè le lingue) ha natura biologica ed è inscritto nell’uomo come strumento di base direttamente di- pendente dalla struttura del cervello. L’idea da cui ha preso le mosse l’organizzazione di questa terza edizione è innanzitutto la necessità di un dialogo sempre più costruttivo e indispen - sabile tra le diverse idee di “grammatica”. La base di partenza è certamente condivisa ormai dalla totalità degli studi di linguisticae didattica degli ultimi trent’anni: la grammatica non può più essere concepita come un insieme di regole a priori , ma come un sistema complesso, che, in quanto tale, va indagato nelle sue connessioni e dal punto di vista strutturale. E tuttavia
La linguistica moderna nella pratica didattica: dalla riflessione alle competenze
Bertollo Sabrina
;
2019-01-01
Abstract
Il presente volume raccoglie i contributi presentanti al convegno di “Lin- guistica e Didattica”, tenutosi presso l’Università degli Studi di Padova in data 5 e 6 aprile 2016. esistono, sulla scorta di questa premessa, diversi modi di intendere i percorsi possibili di un curricolo di grammatica. Prima di tutto, per quel che riguarda il metodo, gli approcci principali possono essere ragionevolmente definiti come di tipo “attivo” o “analitico”. I metodi attivi enfatizzano lo studio della lingua come mezzo di espressione, con un’attenzione particolare al testo (scritto e orale), inteso nella sua globa- lità: in quest’ottica i meccanismi linguistici grammaticali sono solo una parte di quelli necessari al corretto uso della lingua in contesto, e non sono ilfocus dell’insegnamento scolastico. I metodi analitici privilegiano invece un’esplo- razione attenta della grammatica delle lingue, che viene intesa come un mec- canismo regola to, che il madrelingua padroneggia pur senza averne piena consapevolezza: si tratta quindi di far riaffiorare ciò che il cervello già “sa” in termini di gestione del linguaggio e di indagarne i meccanismi di funzio- namento. Nella pratica e nella teoria didattica i due approcci possono essere validamente combinati, dando luogo a tentativi interessanti, che mirano allo stimolo di attività cognitive integrate, facendo leva su meccanismi di “ridon- danza”, per cui l’attivazione di diversi canali di apprendimento favorisce un consolidamento progressivo delle competenze previste. Si tratta, però, di un meccanismo non ancora diffuso quanto potrebbe e quanto sarebbe auspica- bile: prevale ancora, nella pratica, l’idea che il metodo davvero valido possa essere soltanto uno, che faccia riferimento a un preciso modello teorico di riferimento. La nostra prospettiva, invece, prevede di attingere proposte da diversi quadri di riferimento , perché la pratica didattica non ha bisogno di rispecchiare in tutto una teoria, quanto piuttosto di porre al centro il succes- so dell’apprendente, praticando, se necessario, anche un cauto eclettismo. Ma l’attenzione agli stili di apprendimento non è il solo fattore ad essere rilevante nella pratica didattica. Gli insegnanti sottolineano spesso la neces- sità di trovare strategie specifiche per età, anche mantenendo invariato il quadro di riferimento teorico. Quest’aspetto rappresenta ancora una sfida, che coinvolge il curricolo verticale e il passaggio dalla Scuola Secondaria di I grado a quella di II grado. A tal proposito, l’adozione di un metodo eclettico sembra essere un punto di forza, perché consente un adattamento progressivo delle strategie didattiche, riducendo il rischio di discontinuità nel passaggio tra un ordine e l’altrodi scuola. Se quest’idea venisse applicata con coerenza, verrebbe meno l’annosa questione del “cosa” (che cosa fare alla Scuola Primaria? Che cosa prevedere che gli studenti sappiano al ter - mine della Secondaria di I grado?), ma emergerebbe quella del “come”: gli allievi imparerebbero non più solo i contenuti,ma i metodi di indagine sulla lingua, e questo permetterebbe di esporli agli argomenti specifici di volta in volta necessari per i singoli momenti del curricolo scolastico.Si tratta della terza edizione di un’iniziativa che, per la qualità degli interventi e per l’interesse scientifico, ha ricevuto il patroci - nio dell’USR del V eneto, del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova e dell’Ateneo patavino. Ci sembra, tuttavia, che il maggior merito del convengo sia quello di aver accolto – come nelle due edi- zioni precedenti – un gran numero di insegnanti della scuola, convenuti da diverse parti del Veneto per contribuire a un momento di scambio prezioso, in cui il mondo accademico e quello scolastico uniscono le proprie energie alla ricerca di strategie e metodi per migliorare, rinforzare e far maturare la pratica didattica. Il convegno parla di grammatica, perché la “grammatica” è il punto focale di un’indagine indispensabile per molte discipline scolasti- che: per lo studio della lingua madre e di quelle straniere, per lo studio delle lingue classiche, e, più in generale, per l’analisi di “sistemi complessi”. È bene ricordare, infatti, che il linguaggio umano (e cioè le lingue) ha natura biologica ed è inscritto nell’uomo come strumento di base direttamente di- pendente dalla struttura del cervello. L’idea da cui ha preso le mosse l’organizzazione di questa terza edizione è innanzitutto la necessità di un dialogo sempre più costruttivo e indispen - sabile tra le diverse idee di “grammatica”. La base di partenza è certamente condivisa ormai dalla totalità degli studi di linguisticae didattica degli ultimi trent’anni: la grammatica non può più essere concepita come un insieme di regole a priori , ma come un sistema complesso, che, in quanto tale, va indagato nelle sue connessioni e dal punto di vista strutturale. E tuttaviaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.