Anaphora and deixis are widespread notions in linguistic analysis. Traditionally considered to be related to each other, they indicate the processes according to which a linguistic unit derive its interpretation from, respectively, something that was mentioned earlier and the situational context. But there is no agreement as regards the definition of such terms as they describe linguistic strategies at different levels: morpho-syntax, semantics and pragmatics. Since the beginning of modern linguistics in the middle of 19th century the study of anaphora and deixis is strongly related, following the traditional part-of-speech system, to the classes of pronouns and articles and, according to more recent studies, of determiners. But what are their origins from a metalinguistic point of view? In what stages of Western linguistic thought were they created? In which contexts have they been used? The answer must to be sought into the Ancient Greek language and linguistic thought, starting with the philosophical perspective on language introduced by Plato. The present dissertation has investigated the domain of use of anaphora and deixis in ancient texts, especially Plato, Aristotle, the Stoics and the grammarians, i.e. Apollonius Dyscolus, the text of Tékhne Grammatiké by Pseudo-Dionysius Thrax and the scholia to the Tékhne. Such analysis highlighted that Apollonius was the first who intentionally used anaphora and deixis in a theoretical opposition. In particular in the two treatises on pronouns and on syntax he developed a systematic theory of anaphora and deixis based on the common semantic feature of definiteness and different syntactic constraints (e.g. NP constraints like the impossibility for a deictic pronoun – but not for an anaphoric one – to be determined by an article). Apollonius’s work greatly influenced not only the later Greek grammarians, but also the Latin grammatical tradition: thanks to Priscian’s Institutiones the Greek dichotomy of anaphora and deixis was re-interpreted in the light of the Latin language and explained by the new terms of relatio and demonstratio, producing a complex metalanguage which will be transmitted to modern times throughout the centuries.

Anafora e deissi sono nozioni diffuse e di uso comune nell’odierna analisi linguistica. Tradizionalmente considerate e discusse in relazione una con l’altra, indicano il processo secondo cui un’unità linguistica è interpretata sulla base di un elemento, nel caso dell’anafora, già menzionato nel discorso, mentre invece, nel caso della deissi, presente nel contesto extra-linguistico. Tuttavia la definizione di tali termini non è univoca se si considera il fatto che essi descrivono strategie linguistiche diverse, collocate a livelli diversi di analisi: il livello morfo-sintattico, quello semantico e quello pragmatico. Fin dagli inizi della linguistica moderna verso la metà dell’Ottocento, lo studio delle due nozioni di anafora e deissi è connesso, all’interno del quadro tradizionale delle parti del discorso, alla classe degli articoli e a quella dei pronomi e, secondo studi più recenti, alla classe dei determinanti. Ma quali sono le origini metalinguistiche delle due denominazioni di anafora e deissi? In quale fase dell’organizzazione del pensiero linguistico occidentale furono introdotte e in quali contesti furono usate? La risposta deve essere cercata nella lingua greca e nel pensiero greco antico, a cominciare da Platone e dalle riflessioni linguistiche in ambito filosofico. In questa tesi si è esplorato il campo d’uso dei due termini di anafora e deissi nei testi antichi, in particolare Platone, Aristotele, gli Stoici e i grammatici rappresentati da Apollonio Discolo, la Tékhne Grammatiké dello Pseudo-Dionisio Trace e gli scolii alla Tékhne. L’analisi ha mostrato come Apollonio sia stato il primo ad avvalersi di una opposizione teorica tra le due dimensioni, sviluppando, in particolare nei due trattati dedicati al pronome e alla sintassi, una teoria sistematica dell’anafora e della deissi basata sul tratto semantico comune della definitezza e su opposizioni sintattiche (per es. all’interno del sintagma nominale, l’impossibilità di avere un pronome deittico determinato dall’articolo). La riflessione di Apollonio influenzò moltissimo la tradizione grammaticale seguente non soltanto greca ma anche latina: Prisciano nelle Institutiones, riprendendo la medesima opposizione, introdusse i termini relatio e demonstratio e ne ricollocò la descrizione all’interno di una lingua dalle caratteristiche diverse, dal momento che il latino non presenta la classe degli articoli. Tale innovazione permeò la tradizione grammaticale fino ai nostri giorni, delineando un quadro metalinguistico complesso in cui trovano spazio entrambe le tradizioni, sia greca che latina.

Anaphora and Deixis in Articles and Pronouns. Back to Apollonius Dyscolus and the Origins of a Theory.

Stella Merlin
2020-01-01

Abstract

Anaphora and deixis are widespread notions in linguistic analysis. Traditionally considered to be related to each other, they indicate the processes according to which a linguistic unit derive its interpretation from, respectively, something that was mentioned earlier and the situational context. But there is no agreement as regards the definition of such terms as they describe linguistic strategies at different levels: morpho-syntax, semantics and pragmatics. Since the beginning of modern linguistics in the middle of 19th century the study of anaphora and deixis is strongly related, following the traditional part-of-speech system, to the classes of pronouns and articles and, according to more recent studies, of determiners. But what are their origins from a metalinguistic point of view? In what stages of Western linguistic thought were they created? In which contexts have they been used? The answer must to be sought into the Ancient Greek language and linguistic thought, starting with the philosophical perspective on language introduced by Plato. The present dissertation has investigated the domain of use of anaphora and deixis in ancient texts, especially Plato, Aristotle, the Stoics and the grammarians, i.e. Apollonius Dyscolus, the text of Tékhne Grammatiké by Pseudo-Dionysius Thrax and the scholia to the Tékhne. Such analysis highlighted that Apollonius was the first who intentionally used anaphora and deixis in a theoretical opposition. In particular in the two treatises on pronouns and on syntax he developed a systematic theory of anaphora and deixis based on the common semantic feature of definiteness and different syntactic constraints (e.g. NP constraints like the impossibility for a deictic pronoun – but not for an anaphoric one – to be determined by an article). Apollonius’s work greatly influenced not only the later Greek grammarians, but also the Latin grammatical tradition: thanks to Priscian’s Institutiones the Greek dichotomy of anaphora and deixis was re-interpreted in the light of the Latin language and explained by the new terms of relatio and demonstratio, producing a complex metalanguage which will be transmitted to modern times throughout the centuries.
2020
9788898640652
anaphora, deixis, indexicality, coreference, articles, pronouns, parts of speech, PoS system, Stoics, Apollonius Dyscolus, Tékhne Grammatiké
anafora, deissi, indessicalità, coreferenza, articoli, pronomi, sistema delle parti del discorso, Stoici, Apollonio Discolo, Tékhne Grammatiké
Anafora e deissi sono nozioni diffuse e di uso comune nell’odierna analisi linguistica. Tradizionalmente considerate e discusse in relazione una con l’altra, indicano il processo secondo cui un’unità linguistica è interpretata sulla base di un elemento, nel caso dell’anafora, già menzionato nel discorso, mentre invece, nel caso della deissi, presente nel contesto extra-linguistico. Tuttavia la definizione di tali termini non è univoca se si considera il fatto che essi descrivono strategie linguistiche diverse, collocate a livelli diversi di analisi: il livello morfo-sintattico, quello semantico e quello pragmatico. Fin dagli inizi della linguistica moderna verso la metà dell’Ottocento, lo studio delle due nozioni di anafora e deissi è connesso, all’interno del quadro tradizionale delle parti del discorso, alla classe degli articoli e a quella dei pronomi e, secondo studi più recenti, alla classe dei determinanti. Ma quali sono le origini metalinguistiche delle due denominazioni di anafora e deissi? In quale fase dell’organizzazione del pensiero linguistico occidentale furono introdotte e in quali contesti furono usate? La risposta deve essere cercata nella lingua greca e nel pensiero greco antico, a cominciare da Platone e dalle riflessioni linguistiche in ambito filosofico. In questa tesi si è esplorato il campo d’uso dei due termini di anafora e deissi nei testi antichi, in particolare Platone, Aristotele, gli Stoici e i grammatici rappresentati da Apollonio Discolo, la Tékhne Grammatiké dello Pseudo-Dionisio Trace e gli scolii alla Tékhne. L’analisi ha mostrato come Apollonio sia stato il primo ad avvalersi di una opposizione teorica tra le due dimensioni, sviluppando, in particolare nei due trattati dedicati al pronome e alla sintassi, una teoria sistematica dell’anafora e della deissi basata sul tratto semantico comune della definitezza e su opposizioni sintattiche (per es. all’interno del sintagma nominale, l’impossibilità di avere un pronome deittico determinato dall’articolo). La riflessione di Apollonio influenzò moltissimo la tradizione grammaticale seguente non soltanto greca ma anche latina: Prisciano nelle Institutiones, riprendendo la medesima opposizione, introdusse i termini relatio e demonstratio e ne ricollocò la descrizione all’interno di una lingua dalle caratteristiche diverse, dal momento che il latino non presenta la classe degli articoli. Tale innovazione permeò la tradizione grammaticale fino ai nostri giorni, delineando un quadro metalinguistico complesso in cui trovano spazio entrambe le tradizioni, sia greca che latina.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1029578
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