A quarant’anni dal suo completamento, la Ostpolitik del Cancelliere Willy Brandt continua a rappresentare un esempio di accettazione del tragico passato collettivo tedesco e di riconciliazione con il presente di un Paese diviso. Tuttavia, essa fu anche un laboratorio progettuale orientato alla ridefinizione della futura sicurezza europea e alla promozione di un nuovo ordine di pace per il continente. Dato il suo carattere di accentuata autonomia, la Ostpolitik comportò fasi di dissidio e competizione con la distensione promossa dal presidente statunitense Richard Nixon, incentrata sul dialogo esclusivo con l’Unione Sovietica. Tali processi furono fortemente condizionati dal riaffiorare a Washington di timori e sospetti in merito alla rinnovata intraprendenza della politica estera condotta dalle autorità federali tedesche, a un quarto di secolo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Grazie alle fonti d’archivio oggi disponibili, il volume ricostruisce le dinamiche attraverso cui i due processi si influenzarono reciprocamente e posero le basi per la riformulazione della Guerra fredda in Europa, conferendole alcuni caratteri che essa avrebbe conservato fino al definitivo smantellamento della «cortina di ferro» e alla riunificazione della Germania. Giovanni Bernardini ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze, collaborando successivamente con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Attualmente è ricercatore presso l’Istituto storico italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento e docente dell’Università di Bologna. I suoi interessi professionali spaziano dalla storia delle relazioni transatlantiche durante la Guerra fredda alla storia della socialdemocrazia europea.
Nuova Germania, antichi timori. Stati Uniti, Ostpolitik e sicurezza europea
Bernardini G.
2013-01-01
Abstract
A quarant’anni dal suo completamento, la Ostpolitik del Cancelliere Willy Brandt continua a rappresentare un esempio di accettazione del tragico passato collettivo tedesco e di riconciliazione con il presente di un Paese diviso. Tuttavia, essa fu anche un laboratorio progettuale orientato alla ridefinizione della futura sicurezza europea e alla promozione di un nuovo ordine di pace per il continente. Dato il suo carattere di accentuata autonomia, la Ostpolitik comportò fasi di dissidio e competizione con la distensione promossa dal presidente statunitense Richard Nixon, incentrata sul dialogo esclusivo con l’Unione Sovietica. Tali processi furono fortemente condizionati dal riaffiorare a Washington di timori e sospetti in merito alla rinnovata intraprendenza della politica estera condotta dalle autorità federali tedesche, a un quarto di secolo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Grazie alle fonti d’archivio oggi disponibili, il volume ricostruisce le dinamiche attraverso cui i due processi si influenzarono reciprocamente e posero le basi per la riformulazione della Guerra fredda in Europa, conferendole alcuni caratteri che essa avrebbe conservato fino al definitivo smantellamento della «cortina di ferro» e alla riunificazione della Germania. Giovanni Bernardini ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze, collaborando successivamente con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Attualmente è ricercatore presso l’Istituto storico italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento e docente dell’Università di Bologna. I suoi interessi professionali spaziano dalla storia delle relazioni transatlantiche durante la Guerra fredda alla storia della socialdemocrazia europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.