La scuola è la fucina di cultura della comunità, ma per continuare a mantenere questa funzione ha bisogno di poter disporre di risorse umane e di pensiero. Risorse che in effetti mancano; gli insegnanti di classe (quindi non quelli di sostegno) non hanno un sapere strutturato di riferimento per affrontare i cosiddetti “casi difficili” della classe, ma procedono per tentativi. Fra i “casi di disagio” emersi nel corso della ricerca il 46,3% sono di tipo relazionale, cioè bambini che urlano, che escono dalla classe, che strattonano i compagni o che dicono parolacce. Il 32,1% sono casi di difficoltà cognitiva, non certificati, come i disturbi dell'attenzione o le difficoltà nell'affrontare un testo. Infine, il 9,6% sono casi di bambini con difficoltà emotive e affettive, cioè incapaci di equilibrare le proprie emozioni. Per svolgere la ricerca si scelto zone che rappresentassero la totalità del Trentino, quindi sia urbane che di valle. Abbiamo iniziato con una fase esplorativa tramite dei questionari (1000 quelli raccolti) ed abbiamo poi approfondito le singole problematicità emerse con oltre 100 insegnanti. Le storie che abbiamo ascoltato sono fondamentali perché il sapere esperienziale si deposita in maniera narrativa, dando così vita a “casi educativi”, a cui gli insegnanti in futuro potranno attingere per affrontare le difficoltà. La ricerca attraverso la è stata poi integrata dall'analisi paradigmatica che va a verificare se nei casi individuati ci sono delle somiglianze, delle strategie comuni per affrontare determinati problemi, come ad esempio i disturbi emotivi e affettivi

Casi difficili a scuola

MORTARI, Luigina
2013-01-01

Abstract

La scuola è la fucina di cultura della comunità, ma per continuare a mantenere questa funzione ha bisogno di poter disporre di risorse umane e di pensiero. Risorse che in effetti mancano; gli insegnanti di classe (quindi non quelli di sostegno) non hanno un sapere strutturato di riferimento per affrontare i cosiddetti “casi difficili” della classe, ma procedono per tentativi. Fra i “casi di disagio” emersi nel corso della ricerca il 46,3% sono di tipo relazionale, cioè bambini che urlano, che escono dalla classe, che strattonano i compagni o che dicono parolacce. Il 32,1% sono casi di difficoltà cognitiva, non certificati, come i disturbi dell'attenzione o le difficoltà nell'affrontare un testo. Infine, il 9,6% sono casi di bambini con difficoltà emotive e affettive, cioè incapaci di equilibrare le proprie emozioni. Per svolgere la ricerca si scelto zone che rappresentassero la totalità del Trentino, quindi sia urbane che di valle. Abbiamo iniziato con una fase esplorativa tramite dei questionari (1000 quelli raccolti) ed abbiamo poi approfondito le singole problematicità emerse con oltre 100 insegnanti. Le storie che abbiamo ascoltato sono fondamentali perché il sapere esperienziale si deposita in maniera narrativa, dando così vita a “casi educativi”, a cui gli insegnanti in futuro potranno attingere per affrontare le difficoltà. La ricerca attraverso la è stata poi integrata dall'analisi paradigmatica che va a verificare se nei casi individuati ci sono delle somiglianze, delle strategie comuni per affrontare determinati problemi, come ad esempio i disturbi emotivi e affettivi
2013
978-88-6159-865-2
Educazione, disagio e cura
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