Il lavoro monografico muove da un interrogativo che divide gli interpreti della disciplina del regime patrimoniale legale della famiglia fin dall’entrata in vigore della riforma del 1975, e che, a dispetto della sua considerevole importanza pratica, non ha tuttavia ancora trovato una sistemazione convincente, ovvero il quesito se i diritti di credito che un coniuge acquisti nei confronti di terzi entrino a far parte dell’oggetto della comunione legale, rispetto ad essi venendo a costituirsi una situazione di contitolarità tra i coniugi, ovvero ne rimangano esclusi. Un problema, questo, a cui si associa quello ulteriore, che si apre nel caso in cui la risposta al primo dovesse essere positiva, di individuare quali norme devono governare detta contitolarità una volta che l’acquisto si sia perfezionato. La questione è alimentata dalla constatata mancanza, nel tessuto della disciplina della comunione legale, di una regola che definisca in modo univoco, in particolare proprio con riguardo ai diritti di credito (e, più in generale, alle posizioni giuridiche soggettive di carattere relativo), i contorni del concetto di “acquisto” della comunione: è pertanto da questo snodo problematico che prende avvio l’indagine, che si propone di rimeditare le ragioni che, con poche eccezioni, hanno sino ad oggi indotto la giurisprudenza, peraltro contestata da una parte ampia ed autorevole della letteratura in argomento, a negare l’ingresso in comunione dei crediti. Movendo dal concetto di credito nel più ampio panorama dei diritti relativi, la monografia si interroga sui requisiti che lo stesso deve possedere per poter rappresentare un “acquisto” della comunione legale, proponendosi di dimostrare, sulla base di un’interpretazione teleologica delle norme costitutive del regime legale, che il credito, pur inteso come bene incorporale e, per altro verso, strumentale o intermedio rispetto all’acquisizione di un altro diverso bene, può rappresentare un incremento patrimoniale immediatamente apprezzabile, nonché certo e stabile, come tale di principio idoneo ad essere attratto nell’attivo del regime comunitario, quale sede in cui l’ordinamento intende far confluire tendenzialmente tutte le ricchezze maturate dai coniugi nel corso del matrimonio, fatte salve quelle espressamente escluse. Dalla disamina delle numerose e disparate posizioni dottrinali e giurisprudenziali delineatesi in materia, e da una serrata rivisitazione in particolare degli argomenti che la giurisprudenza pone tradizionalmente alla base della tesi negativa, disamina che si avvale altresì di un costante confronto, tanto diacronico, quanto sincronico, con le esperienze maturate in altri contesti europei (in special modo nell’ordinamento francese), il lavoro mira dunque a ricostruire un sistema di regole che consenta di dare una risposta ai quesiti individuati in esordio, verificandone, poi, la tenuta nell’ambito di alcune tra le fattispecie applicative di maggior rilievo, anche sul piano pratico, in questo contesto (ovvero, in particolare, con riguardo ai crediti nascenti da contratti preliminari e fattispecie affini, i crediti derivanti da partecipazioni sociali, i crediti scaturenti da contratti di deposito e conto corrente bancario).

I crediti dei coniugi nella teoria degli acquisti in comunione legale. Regole e confini applicativi di un generale principio di inclusione «selettiva»

Sara Scola
2021-01-01

Abstract

Il lavoro monografico muove da un interrogativo che divide gli interpreti della disciplina del regime patrimoniale legale della famiglia fin dall’entrata in vigore della riforma del 1975, e che, a dispetto della sua considerevole importanza pratica, non ha tuttavia ancora trovato una sistemazione convincente, ovvero il quesito se i diritti di credito che un coniuge acquisti nei confronti di terzi entrino a far parte dell’oggetto della comunione legale, rispetto ad essi venendo a costituirsi una situazione di contitolarità tra i coniugi, ovvero ne rimangano esclusi. Un problema, questo, a cui si associa quello ulteriore, che si apre nel caso in cui la risposta al primo dovesse essere positiva, di individuare quali norme devono governare detta contitolarità una volta che l’acquisto si sia perfezionato. La questione è alimentata dalla constatata mancanza, nel tessuto della disciplina della comunione legale, di una regola che definisca in modo univoco, in particolare proprio con riguardo ai diritti di credito (e, più in generale, alle posizioni giuridiche soggettive di carattere relativo), i contorni del concetto di “acquisto” della comunione: è pertanto da questo snodo problematico che prende avvio l’indagine, che si propone di rimeditare le ragioni che, con poche eccezioni, hanno sino ad oggi indotto la giurisprudenza, peraltro contestata da una parte ampia ed autorevole della letteratura in argomento, a negare l’ingresso in comunione dei crediti. Movendo dal concetto di credito nel più ampio panorama dei diritti relativi, la monografia si interroga sui requisiti che lo stesso deve possedere per poter rappresentare un “acquisto” della comunione legale, proponendosi di dimostrare, sulla base di un’interpretazione teleologica delle norme costitutive del regime legale, che il credito, pur inteso come bene incorporale e, per altro verso, strumentale o intermedio rispetto all’acquisizione di un altro diverso bene, può rappresentare un incremento patrimoniale immediatamente apprezzabile, nonché certo e stabile, come tale di principio idoneo ad essere attratto nell’attivo del regime comunitario, quale sede in cui l’ordinamento intende far confluire tendenzialmente tutte le ricchezze maturate dai coniugi nel corso del matrimonio, fatte salve quelle espressamente escluse. Dalla disamina delle numerose e disparate posizioni dottrinali e giurisprudenziali delineatesi in materia, e da una serrata rivisitazione in particolare degli argomenti che la giurisprudenza pone tradizionalmente alla base della tesi negativa, disamina che si avvale altresì di un costante confronto, tanto diacronico, quanto sincronico, con le esperienze maturate in altri contesti europei (in special modo nell’ordinamento francese), il lavoro mira dunque a ricostruire un sistema di regole che consenta di dare una risposta ai quesiti individuati in esordio, verificandone, poi, la tenuta nell’ambito di alcune tra le fattispecie applicative di maggior rilievo, anche sul piano pratico, in questo contesto (ovvero, in particolare, con riguardo ai crediti nascenti da contratti preliminari e fattispecie affini, i crediti derivanti da partecipazioni sociali, i crediti scaturenti da contratti di deposito e conto corrente bancario).
2021
978-88-495-4723-8
Comunione legale - diritti di credito - acquisti della comunione legale - incrementi patrimoniali della comunione legale - contratto preliminare -prelazione - vendita c.d. obbligatoria - partecipazioni sociali - contratti di deposito bancario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1065985
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