l "bel Francesco”, come veniva chiamata la chiesa collocata nella Civitas Nova, appena oltre il limite della Mantova più antica, sorta laddove frate Benvenuto, discepolo di San Francesco, aveva fondato un oratorio, ha conosciuto stagioni gloriose, come Pantheon per i primi Gonzaga, ma anche distruzioni devastanti. Si prendono in esame le vicende a partire dall’Ottocento, quando da tempo la stagione gonzaghesca è tramontata e, già da inizio Settecento, il convento è diventato una base d’appoggio per i francesi presenti a Mantova. Nel 1782 il convento viene infatti soppresso, nel 1797 la chiesa è chiusa al culto, dal 1811 trasformata in arsenale militare, spogliata degli arredi monumentali e suddivisa in due piani e, dal 1854, isolata dal resto della città tramite le mura e un fossato. Lo studio prende il via dall’alba dell’Ottocento, secolo nel quale sono protagoniste alcune figure importanti legate alla storia del restauro e della tutela. Il Novecento è il secolo delle grandi contraddizioni, tra le problematiche legate al passaggio di proprietà e al ritorno dei francescani, passando per i restauri dell’inizio degli anni Quaranta, condotti da Aldo Andreani, fino ai giorni terribili delle bombe e della violenza inaudita che riduce a polvere e briciole gli antichi affreschi che avevano illuminato la chiesa nei secoli. Le pagine dedicate alla ricostruzione post bellica sono tormentate ma anche cariche di speranza se, nel 1954, Memore Pescasio dava conto dei restauri già compiuti fino a quel momento e preannunciava nuovi interventi per riportare il complesso “quasi al primitivo splendore”. Bisognerà infine attendere l’ultimo decennio del secolo affinché una nuova luce faccia risplendere gli affreschi della cappella Gonzaga, ovvero le Storie di San Ludovico, in un’operazione di restauro, condotta da Augusto Morari, che si rivela ancora oggi valida e che dovrebbe spingere alla virtuosa emulazione per la cura dei restanti affreschi che costituiscono il più importante ciclo trecentesco ancora presente a Mantova. L'apparato fotografico documenta i restauri, i bombardamenti e il cantiere di ricostruzione. In appendice sono riportate le trascrizioni dei diari dei frati degli anni Quaranta e Cinquanta. Il volume, edito dall’Associazione Postumia nei "Quaderni di Postumia", è stampato dalla Publi Paolini di Mantova, realizzato con il contributo del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, con il patrocinio del Comune di Mantova.

"Quasi al primitivo splendore". Restauri nel "bel San Francesco" di Mantova

Paola Artoni
2017-01-01

Abstract

l "bel Francesco”, come veniva chiamata la chiesa collocata nella Civitas Nova, appena oltre il limite della Mantova più antica, sorta laddove frate Benvenuto, discepolo di San Francesco, aveva fondato un oratorio, ha conosciuto stagioni gloriose, come Pantheon per i primi Gonzaga, ma anche distruzioni devastanti. Si prendono in esame le vicende a partire dall’Ottocento, quando da tempo la stagione gonzaghesca è tramontata e, già da inizio Settecento, il convento è diventato una base d’appoggio per i francesi presenti a Mantova. Nel 1782 il convento viene infatti soppresso, nel 1797 la chiesa è chiusa al culto, dal 1811 trasformata in arsenale militare, spogliata degli arredi monumentali e suddivisa in due piani e, dal 1854, isolata dal resto della città tramite le mura e un fossato. Lo studio prende il via dall’alba dell’Ottocento, secolo nel quale sono protagoniste alcune figure importanti legate alla storia del restauro e della tutela. Il Novecento è il secolo delle grandi contraddizioni, tra le problematiche legate al passaggio di proprietà e al ritorno dei francescani, passando per i restauri dell’inizio degli anni Quaranta, condotti da Aldo Andreani, fino ai giorni terribili delle bombe e della violenza inaudita che riduce a polvere e briciole gli antichi affreschi che avevano illuminato la chiesa nei secoli. Le pagine dedicate alla ricostruzione post bellica sono tormentate ma anche cariche di speranza se, nel 1954, Memore Pescasio dava conto dei restauri già compiuti fino a quel momento e preannunciava nuovi interventi per riportare il complesso “quasi al primitivo splendore”. Bisognerà infine attendere l’ultimo decennio del secolo affinché una nuova luce faccia risplendere gli affreschi della cappella Gonzaga, ovvero le Storie di San Ludovico, in un’operazione di restauro, condotta da Augusto Morari, che si rivela ancora oggi valida e che dovrebbe spingere alla virtuosa emulazione per la cura dei restanti affreschi che costituiscono il più importante ciclo trecentesco ancora presente a Mantova. L'apparato fotografico documenta i restauri, i bombardamenti e il cantiere di ricostruzione. In appendice sono riportate le trascrizioni dei diari dei frati degli anni Quaranta e Cinquanta. Il volume, edito dall’Associazione Postumia nei "Quaderni di Postumia", è stampato dalla Publi Paolini di Mantova, realizzato con il contributo del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, con il patrocinio del Comune di Mantova.
2017
978-88-95490-85-4
conservazione
francescanesimo
restauro
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