In questo contributo ci si è soffermati ad analizzare in particolare due livelli di governo, quello costituzionale e quello regionale. Gli esempi sin qui menzionati hanno dimostrato come il panorama italiano risulti particolarmente interessante rispetto al tema delle pratiche innovative di democrazia partecipativa. A fronte dell’analisi effettuata è possibile sostenere che i nuovi strumenti di democrazia partecipativa possano garantire una buona resa istituzionale solo qualora siano disciplinati a livello legislativo e siano combinati con efficaci meccanismi di garanzia e controllo. In questo senso è positiva l’esperienza della regione Toscana che, attraverso l’istituzionalizzazione dell’autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione, è stata in grado di garantire continuità ed efficacia all’implementazione di processi partecipativi sul territorio. La partecipazione si presta spesso ad essere oggetto di scambio e di retorica politica; affinché la partecipazione democratica nei processi decisionali non diventi mera enunciazione di principio, strumentalizzabile dalle parti politiche a scapito della effettiva partecipazione dei cittadini, si devono necessariamente compiere ricerche e valutazioni approfondite delle buone pratiche poste in essere in Italia e in Europa, al fine di comprendere quale modello meglio si adatti alle singole peculiarità territoriali, sociali e culturali. Per questo è fondamentale che gli organi rappresentativi adottino regolamentazioni chiare e trasparenti al fine di garantire l’introduzione nei processi decisionali di percorsi partecipativi che sappiano adattarsi alle esigenze di società che crescono, cambiano e necessitano - sempre più - di sofisticati strumenti di innovazione istituzionale.

Partecipazione e democrazia partecipativa in Italia

Trettel, Martina
2015-01-01

Abstract

In questo contributo ci si è soffermati ad analizzare in particolare due livelli di governo, quello costituzionale e quello regionale. Gli esempi sin qui menzionati hanno dimostrato come il panorama italiano risulti particolarmente interessante rispetto al tema delle pratiche innovative di democrazia partecipativa. A fronte dell’analisi effettuata è possibile sostenere che i nuovi strumenti di democrazia partecipativa possano garantire una buona resa istituzionale solo qualora siano disciplinati a livello legislativo e siano combinati con efficaci meccanismi di garanzia e controllo. In questo senso è positiva l’esperienza della regione Toscana che, attraverso l’istituzionalizzazione dell’autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione, è stata in grado di garantire continuità ed efficacia all’implementazione di processi partecipativi sul territorio. La partecipazione si presta spesso ad essere oggetto di scambio e di retorica politica; affinché la partecipazione democratica nei processi decisionali non diventi mera enunciazione di principio, strumentalizzabile dalle parti politiche a scapito della effettiva partecipazione dei cittadini, si devono necessariamente compiere ricerche e valutazioni approfondite delle buone pratiche poste in essere in Italia e in Europa, al fine di comprendere quale modello meglio si adatti alle singole peculiarità territoriali, sociali e culturali. Per questo è fondamentale che gli organi rappresentativi adottino regolamentazioni chiare e trasparenti al fine di garantire l’introduzione nei processi decisionali di percorsi partecipativi che sappiano adattarsi alle esigenze di società che crescono, cambiano e necessitano - sempre più - di sofisticati strumenti di innovazione istituzionale.
2015
Democrazia partecipativa, Partecipazione, Costituzione, Italia, Toscana, Provincia di Trento, Democrazia deliberativa
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