Il mito di Pietroburgo affonda le sue radici proprio nella sua fondazione, precisamente nella “mancanza di fondamenta”, alimentando la percezione di una città senza radici né nella storia, né nel terreno, poiché costruita ex-novo. Il dualismo che da ciò ne deriva, di città al contempo grandiosa, imperiale ma anche minacciosa ed ostile, fonte di illusione, viene proiettato all’interno della vita del destino dei suoi abitanti, immortalato nell’immagine di un’idea comune, da vari autori e in diverse epoche. Quest’idea comune determina un’unità semantica da cui origina il mito di Pietroburgo, ripreso anche nell’opera gogoliana attraverso una simbologia straniata, in cui il grottesco si mescola con il fantastico. Gogol’ crea il proprio mito alternativo della città seduttiva ma in modo diabolico e terrificante, nella quale accadono eventi straordinari, immagini riflesse di una realtà distorta. Ricorrono archetipi mitologici universali, aree semantiche, repertori concettuali, elementi lessicali che ben si innestano nel tessuto del cosiddetto “testo pietroburghese”, un codice testuale di “marcatori linguistici e topografici” che costituiscono un vero e proprio sistema di segni, che caratterizzano la città al contempo “oggetto” e “soggetto” della narrazione. L’analisi si focalizzerà in primis sui “racconti di ambiente cittadino” (Racconti di Pietroburgo), in cui predomina il tema del contrasto fra sogno e realtà, per passare poi ad un raffronto con il racconto incompiuto Roma, città vista come il rovescio paradisiaco del purgatorio pietroburghese, in cui questa dualità trova finalmente una sua conciliazione, a seguito di una visione interattiva tra la capitale italiana ed altre città europee.

PIETROBURGO VERSUS ROMA: LESSICO GOGOLIANO TRA SOGNO E REALTÀ

Triberio, Tania
2015-01-01

Abstract

Il mito di Pietroburgo affonda le sue radici proprio nella sua fondazione, precisamente nella “mancanza di fondamenta”, alimentando la percezione di una città senza radici né nella storia, né nel terreno, poiché costruita ex-novo. Il dualismo che da ciò ne deriva, di città al contempo grandiosa, imperiale ma anche minacciosa ed ostile, fonte di illusione, viene proiettato all’interno della vita del destino dei suoi abitanti, immortalato nell’immagine di un’idea comune, da vari autori e in diverse epoche. Quest’idea comune determina un’unità semantica da cui origina il mito di Pietroburgo, ripreso anche nell’opera gogoliana attraverso una simbologia straniata, in cui il grottesco si mescola con il fantastico. Gogol’ crea il proprio mito alternativo della città seduttiva ma in modo diabolico e terrificante, nella quale accadono eventi straordinari, immagini riflesse di una realtà distorta. Ricorrono archetipi mitologici universali, aree semantiche, repertori concettuali, elementi lessicali che ben si innestano nel tessuto del cosiddetto “testo pietroburghese”, un codice testuale di “marcatori linguistici e topografici” che costituiscono un vero e proprio sistema di segni, che caratterizzano la città al contempo “oggetto” e “soggetto” della narrazione. L’analisi si focalizzerà in primis sui “racconti di ambiente cittadino” (Racconti di Pietroburgo), in cui predomina il tema del contrasto fra sogno e realtà, per passare poi ad un raffronto con il racconto incompiuto Roma, città vista come il rovescio paradisiaco del purgatorio pietroburghese, in cui questa dualità trova finalmente una sua conciliazione, a seguito di una visione interattiva tra la capitale italiana ed altre città europee.
2015
978-88-6507-838-9
lessico gogoliano, Pietroburgo, Roma
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