Nella aree mediterranee, il ciclo fenologico della vite coincide con periodi di alta temperatura dell’aria e alta domanda traspirativa, purtroppo in condizioni di stress idrico con effetti negativi non solo sulla produttività, ma anche sulla qualità dell’uva e del vino. È stato ampiamente dimostrato come l’effetto di questi fattori determini riduzioni drastiche nell’assimilazione del carbonio da parte della pianta, a causa di una grave diminuzione della fotosintesi e della perdita parziale della superficie fogliare della cortina. A causa di ciò, la pratica dell’irrigazione è progressivamente aumentata, soprattutto in California e Australia, e sta diventando sempre più comune anche nelle aree viticole mediterranee, dove tradizionalmente la nutrizione idrica era esclusivamente dipendente dalle piogge. Una produzione moderata e le innovazioni tecnologiche aiutano nella gestione più sostenibile dell’acqua in agricoltura. Infatti, la massima produzione ottenibile, per esempio, non dovrebbe essere più l’obiettivo da perseguire da parte dei viticoltori, mentre la produttività dell’acqua (WP), cioè la produzione commerciabile per unità di acqua utilizzata, è la variabile senz’altro da migliorare. Due sono le fonti di acqua disponibili per i vigneti: le piogge e l’irrigazione supplementare dalle acque sotterranee, che sono reintegrate dalle piogge. I viticoltori delle aree a bassa piovosità sanno che la produttività dei loro vigneti è correlata all’intensità delle piogge che sono stoccate nel suolo. Anche se utilizzano al massimo gli stock del sottosuolo per soddisfare i fabbisogni del vigneto, la loro esigenza è di diminuire le necessità irrigue mettendo in atto due strategie: riduzione dell’evaporazione dal suolo dell’acqua distribuita con l’irrigazione, riduzione della traspirazione netta della vite.

L'uso razionale dell'acqua in vigneto.

BOSELLI, MAURIZIO
2014-01-01

Abstract

Nella aree mediterranee, il ciclo fenologico della vite coincide con periodi di alta temperatura dell’aria e alta domanda traspirativa, purtroppo in condizioni di stress idrico con effetti negativi non solo sulla produttività, ma anche sulla qualità dell’uva e del vino. È stato ampiamente dimostrato come l’effetto di questi fattori determini riduzioni drastiche nell’assimilazione del carbonio da parte della pianta, a causa di una grave diminuzione della fotosintesi e della perdita parziale della superficie fogliare della cortina. A causa di ciò, la pratica dell’irrigazione è progressivamente aumentata, soprattutto in California e Australia, e sta diventando sempre più comune anche nelle aree viticole mediterranee, dove tradizionalmente la nutrizione idrica era esclusivamente dipendente dalle piogge. Una produzione moderata e le innovazioni tecnologiche aiutano nella gestione più sostenibile dell’acqua in agricoltura. Infatti, la massima produzione ottenibile, per esempio, non dovrebbe essere più l’obiettivo da perseguire da parte dei viticoltori, mentre la produttività dell’acqua (WP), cioè la produzione commerciabile per unità di acqua utilizzata, è la variabile senz’altro da migliorare. Due sono le fonti di acqua disponibili per i vigneti: le piogge e l’irrigazione supplementare dalle acque sotterranee, che sono reintegrate dalle piogge. I viticoltori delle aree a bassa piovosità sanno che la produttività dei loro vigneti è correlata all’intensità delle piogge che sono stoccate nel suolo. Anche se utilizzano al massimo gli stock del sottosuolo per soddisfare i fabbisogni del vigneto, la loro esigenza è di diminuire le necessità irrigue mettendo in atto due strategie: riduzione dell’evaporazione dal suolo dell’acqua distribuita con l’irrigazione, riduzione della traspirazione netta della vite.
2014
Vite; irrigazione; fisiologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/728962
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