Nel 1620 il tipografo Tommaso Guerrieri dava alle stampe, a Terni, un Discorso sopra il ballo e le buone creanze necessarie a un gentiluomo e ad una gentildonna di Filippo degli Alessandri. Contenendo, oltre a note di costume, anche riferimenti a balli specifici dell’epoca, lo scritto ha fatto la sua comparsa all’interno della Storia della danza di Gino Tani. A distanza di tempo, può non risultare esercizio inutile riprenderlo in mano per riconsiderare il testo e alcuni suoi contesti. Il Discorso, apprende il lettore, è stato composto «per modo di solazzo […] nelli giorni carnevaleschi». Come già riconosciuto da Tani, Alessandri trascrive abbondantemente porzioni del Dialogo del ballo (1555) di Rinaldo Corso, a sua volta ampiamente ispirato al dialogo lucianeo. Due letterati minori partecipano al rinnovarsi periodico di una ritualità d’élite che prevede al centro della scena l’intrattenimento piacevole del ballo, e si accompagna ben volentieri con un’esercitazione retorica, un divertissement ludico nella forma e nel contenuto, dunque fra l’altro passatempo meta-discorsivo. È tutto qui?

Discorrere sopra il ballo e le buone creanze (Italia centrale, 1620)

ARCANGELI, Alessandro
2012-01-01

Abstract

Nel 1620 il tipografo Tommaso Guerrieri dava alle stampe, a Terni, un Discorso sopra il ballo e le buone creanze necessarie a un gentiluomo e ad una gentildonna di Filippo degli Alessandri. Contenendo, oltre a note di costume, anche riferimenti a balli specifici dell’epoca, lo scritto ha fatto la sua comparsa all’interno della Storia della danza di Gino Tani. A distanza di tempo, può non risultare esercizio inutile riprenderlo in mano per riconsiderare il testo e alcuni suoi contesti. Il Discorso, apprende il lettore, è stato composto «per modo di solazzo […] nelli giorni carnevaleschi». Come già riconosciuto da Tani, Alessandri trascrive abbondantemente porzioni del Dialogo del ballo (1555) di Rinaldo Corso, a sua volta ampiamente ispirato al dialogo lucianeo. Due letterati minori partecipano al rinnovarsi periodico di una ritualità d’élite che prevede al centro della scena l’intrattenimento piacevole del ballo, e si accompagna ben volentieri con un’esercitazione retorica, un divertissement ludico nella forma e nel contenuto, dunque fra l’altro passatempo meta-discorsivo. È tutto qui?
2012
9788854851559
Filippo degli Alessandri; danza; buone maniere; etichetta; Rinaldo Corso
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