La versione in volgare del Torelli dell'elegia di Gray nasceva da un personale interesse per la letteratura e la cultura inglese, ma il vero e proprio lavoro di traduzione venne intrapreso su richiesta di lord Bute, potentissimo uomo politico inglese; non solo, la versione poetica di Torelli prese le mosse da una traduzione prosastica approntata da Dominick Trant, poi portata in verso dal veronese; a questo punto, ben lungi dal pubblicare, siamo nel 1771, la traduzione poetica fu sottoposta al giudizio e alla correzione di amici e letterati, e fra questi ebbero una funzione importante non solo il Richie e lo Strange, con le osservazioni note perché già edite dal Torri, ma probabilmente anche il Sibiliato. Un ruolo preponderante fu tuttavia svolto dagli ambienti dell’ambasciata britannica a Venezia: non solo promossero la traduzione, ma ne controllarono la stesura con attenti suggerimenti, promettendone la pubblicazione in una prestigiosa edizione in Inghilterra. Verso la fine del 1772 il lavoro giunse a un livello di assestamento, ma solo nel 1776 fu effettivamente pubblicato. Insomma, la versione del Torelli venne alla fine modellata secondo esigenze culturali condivise da un’ampia cerchia di amici italiani e inglesi, ed è espressione della volontà di apertura a nuove tradizioni letterarie, pur restando saldamente ancorata al lessico poetico della nostra tradizione.

Giuseppe Torelli traduttore: dall’erudizione solitaria alla traduzione condivisa

FORNER, Fabio
2011-01-01

Abstract

La versione in volgare del Torelli dell'elegia di Gray nasceva da un personale interesse per la letteratura e la cultura inglese, ma il vero e proprio lavoro di traduzione venne intrapreso su richiesta di lord Bute, potentissimo uomo politico inglese; non solo, la versione poetica di Torelli prese le mosse da una traduzione prosastica approntata da Dominick Trant, poi portata in verso dal veronese; a questo punto, ben lungi dal pubblicare, siamo nel 1771, la traduzione poetica fu sottoposta al giudizio e alla correzione di amici e letterati, e fra questi ebbero una funzione importante non solo il Richie e lo Strange, con le osservazioni note perché già edite dal Torri, ma probabilmente anche il Sibiliato. Un ruolo preponderante fu tuttavia svolto dagli ambienti dell’ambasciata britannica a Venezia: non solo promossero la traduzione, ma ne controllarono la stesura con attenti suggerimenti, promettendone la pubblicazione in una prestigiosa edizione in Inghilterra. Verso la fine del 1772 il lavoro giunse a un livello di assestamento, ma solo nel 1776 fu effettivamente pubblicato. Insomma, la versione del Torelli venne alla fine modellata secondo esigenze culturali condivise da un’ampia cerchia di amici italiani e inglesi, ed è espressione della volontà di apertura a nuove tradizioni letterarie, pur restando saldamente ancorata al lessico poetico della nostra tradizione.
2011
9788878705951
Torelli; lingua inglese; settecento veneto; traduzione
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