Introdotto per la prima volta da Codivilla (1905) (1), il concetto di distrazione osteogenetica fu studiato e sviluppato durante gli anni '70 da Ilizarov (1988) (2) che impiegò tale metodica per l'allungamento delle ossa tubulari degli arti inferiori. Successivamente, Snyder et al. (1973) (3) e Micheli e Miotti (1977) (4) applicarono con successo questa tecnica alla mandibola di cane, usando rispettivamente distrattori extra- ed intra- orali. Nel 1992, grazie a McCarty et al. (5) la distrazione osteogenetica fu impiegata con successo nella risoluzione di gravi ipoplasie mandibolari introducendo nella chirurgia cranio-maxillo-facciale una nuova filosofia di trattamento. A dieci anni di distanza, l'esperienza acquisita ha consentito di estendere l'applicazione della distrazione osteogenetica ai diversi distretti cranio–maxillo-facciali grazie anche allo sviluppo di distrattori con caratteristiche ottimali per i nuovi siti di applicazione. Il protocollo di trattamento di tale metodica non ha subito sostanziali modifiche rispetto a quello delineato da Ilizarov. Tuttavia, grazie alla ridotta dimensione delle ossa del distretto maxillo-facciale e alla loro vascolarizzazione si è giunti ad una progressiva riduzione di alcune fasi del protocollo (v. tempo di latenza pre-distrazione e fase di stabilizzazione) mantenendo sostanzialmente invariata la velocità di distrazione (1.0 mm/die). E' risultato altrettanto evidente che anche nel distretto cranio–maxillo-facciale, la formazione ossea all'interno della lacuna distratta dipenda dalla preservazione del periostio, dall'adeguata velocità di distrazione e dal congruo periodo di stabilizzazione. La valutazione del trattamento nelle sue diverse fasi si è basata sull'utilizzo della radiologia convenzionale. L'utilità di tale indagine è risultata evidente nella fase post-chirurgica e durante la fase di distrazione attiva per confermare il corretto funzionamento del distrattore e per valutare la posizione dei monconi ossei distratti; nonché per il follow-up a lungo termine monitorando il rimodellamento osseo e l’eventuale tasso di recidiva. Tuttavia, questa metodica di imaging non si è dimostrata capace di fornire un'accurata valutazione sul processo di neoformazione ossea all'interno del gap distratto. Un accurato monitoraggio dell’osteogenesi, infatti, consentirebbe un consensuale aggiustamento nei tempi e modalità di esecuzione delle diverse fasi del protocollo, assicurando una maggior predicibilità nel processo di neoapposizione ossea all'interno del gap. Infatti, fattori quali l'età del paziente, la tipologia e la qualità dell'osso sottoposto a distrazione, l'ampiezza dell'osteotomia così come la misura finale della lacuna distratta, si sono dimostrati elementi non sempre correlabili con l'andamento del processo osteogenetico. Come sottolineato dalla letteratura internazionale (Friederich et al.,1997(6), Juenger et al.,1999(7), Nocini et al.,2000(8)), l'indagine ecografica appare una valida alternativa alle limitazioni presentate dalla radiologia convenzionale. L'utilizzo dell'ecografia permette di raggiungere precise e ripetibili informazioni riguardanti la crescita ossea all'interno della lacuna distrattiva dall'inizio del processo di osteogenesi fino alla formazione della neocorticale. La direzione e la velocità di neoformazione ossea possono essere facilmente monitorate così come le principali complicanze precoci quali una ritardata o assente osteogenesi. Al fine di valutare le effettive potenzialità delle due metodiche di imaging (radiologia convenzionale ed ecografia), gli autori hanno confrontato, secondo prestabilite categorie di comparazione, le informazioni ottenute dalle due metodiche in un gruppo di pazienti sottoposto a distrazione osteogenetica della mandibola. I risultati emersi da questo studio sottolineano come l'ultrasonorografia possa essere considerata una metodica da associare alla radiologia convenzionale nel follow-up a breve-medio termine del protocollo di distrazione osteogenetica mandibolare.

L’utilizzo dell’ecografia nella distrazione osteogenetica mandibolare. Esperienza della scuola di Verona.

ALBANESE, Massimo;D'AGOSTINO, Antonio;FIOR, Andrea;BEDOGNI, Alberto;BERTOSSI, Dario;NOCINI, Pier Francesco
2001-01-01

Abstract

Introdotto per la prima volta da Codivilla (1905) (1), il concetto di distrazione osteogenetica fu studiato e sviluppato durante gli anni '70 da Ilizarov (1988) (2) che impiegò tale metodica per l'allungamento delle ossa tubulari degli arti inferiori. Successivamente, Snyder et al. (1973) (3) e Micheli e Miotti (1977) (4) applicarono con successo questa tecnica alla mandibola di cane, usando rispettivamente distrattori extra- ed intra- orali. Nel 1992, grazie a McCarty et al. (5) la distrazione osteogenetica fu impiegata con successo nella risoluzione di gravi ipoplasie mandibolari introducendo nella chirurgia cranio-maxillo-facciale una nuova filosofia di trattamento. A dieci anni di distanza, l'esperienza acquisita ha consentito di estendere l'applicazione della distrazione osteogenetica ai diversi distretti cranio–maxillo-facciali grazie anche allo sviluppo di distrattori con caratteristiche ottimali per i nuovi siti di applicazione. Il protocollo di trattamento di tale metodica non ha subito sostanziali modifiche rispetto a quello delineato da Ilizarov. Tuttavia, grazie alla ridotta dimensione delle ossa del distretto maxillo-facciale e alla loro vascolarizzazione si è giunti ad una progressiva riduzione di alcune fasi del protocollo (v. tempo di latenza pre-distrazione e fase di stabilizzazione) mantenendo sostanzialmente invariata la velocità di distrazione (1.0 mm/die). E' risultato altrettanto evidente che anche nel distretto cranio–maxillo-facciale, la formazione ossea all'interno della lacuna distratta dipenda dalla preservazione del periostio, dall'adeguata velocità di distrazione e dal congruo periodo di stabilizzazione. La valutazione del trattamento nelle sue diverse fasi si è basata sull'utilizzo della radiologia convenzionale. L'utilità di tale indagine è risultata evidente nella fase post-chirurgica e durante la fase di distrazione attiva per confermare il corretto funzionamento del distrattore e per valutare la posizione dei monconi ossei distratti; nonché per il follow-up a lungo termine monitorando il rimodellamento osseo e l’eventuale tasso di recidiva. Tuttavia, questa metodica di imaging non si è dimostrata capace di fornire un'accurata valutazione sul processo di neoformazione ossea all'interno del gap distratto. Un accurato monitoraggio dell’osteogenesi, infatti, consentirebbe un consensuale aggiustamento nei tempi e modalità di esecuzione delle diverse fasi del protocollo, assicurando una maggior predicibilità nel processo di neoapposizione ossea all'interno del gap. Infatti, fattori quali l'età del paziente, la tipologia e la qualità dell'osso sottoposto a distrazione, l'ampiezza dell'osteotomia così come la misura finale della lacuna distratta, si sono dimostrati elementi non sempre correlabili con l'andamento del processo osteogenetico. Come sottolineato dalla letteratura internazionale (Friederich et al.,1997(6), Juenger et al.,1999(7), Nocini et al.,2000(8)), l'indagine ecografica appare una valida alternativa alle limitazioni presentate dalla radiologia convenzionale. L'utilizzo dell'ecografia permette di raggiungere precise e ripetibili informazioni riguardanti la crescita ossea all'interno della lacuna distrattiva dall'inizio del processo di osteogenesi fino alla formazione della neocorticale. La direzione e la velocità di neoformazione ossea possono essere facilmente monitorate così come le principali complicanze precoci quali una ritardata o assente osteogenesi. Al fine di valutare le effettive potenzialità delle due metodiche di imaging (radiologia convenzionale ed ecografia), gli autori hanno confrontato, secondo prestabilite categorie di comparazione, le informazioni ottenute dalle due metodiche in un gruppo di pazienti sottoposto a distrazione osteogenetica della mandibola. I risultati emersi da questo studio sottolineano come l'ultrasonorografia possa essere considerata una metodica da associare alla radiologia convenzionale nel follow-up a breve-medio termine del protocollo di distrazione osteogenetica mandibolare.
2001
8873270050
ecografia; distrazione osteogenetica; mandibola
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/362423
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