Il presente studio ha come oggetto l’analisi di tre patologie del Sistema Nervoso Centrale (CNS): la patologia neurologica autoimmune Encefalopatia di Hashimoto, il modello sperimentale della Sclerosis Multipla-Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (EAE) ed il Glioblastoma Multiforme (GBM). In precisione, la complessita’ della risposta immune nei disordini autoimmuni investigati e’ stata studiata adottando un potente strumento d’indagine degli autoanticorpi: la Elettroforesi Bidimensionale in Gel di Poliacrilamide (2D-PAGE) abbinata con l’immunoblotting, tecnica conosciuta come 2D-Immunomica. Al fine di identificare il bersaglio della risposta autoimmune mediata dalle immunoglobuline G nell’HE, e’ stato studiato, attraverso il metodo Immunomico e l’immunoistochimica, il legame delle IgG presenti nel siero e nel liquido cerebrospinale (CSF) di sei pazienti con HE e 15 controlli con antigeni presenti nella sostanza bianca cerebrale del CNS umano. E’ stato osservato che le IgG del CSF di pazienti con HE riconoscono specificatamente tre spot, che sono stati identificati come dimetilargininasi-I (DDAHI) ed aldeide reduttasi-I (AKRIAI). DDAHI era presente in due isoforme riconosciute rispettivamente da cinque e quattro pazienti con HE; l’immunoistochimica con antisiero anti-DDAHI ha evidenziato le cellule endoteliali del CNS umano sano. AKRIAI e’ stato riconosciuto da tre CSF con HE e questo enzima era ampiamente distribuito sui neuroni e l’endotelio in immunoistochimica. Le IgG da CSF con HE immunorivelano sia cellule neuronali che cellule endoteliali nel CNS di topo. La presenza di questi autoanticorpi selettivamente nel CSF di pazienti con HE potrebbe avere determinanti implicazioni diagnostiche e patogenetiche, in quanto la risposta autoimmune verso questi enzimi potrebbe portare a un danno vascolare o neuronale, due maggiori meccanismi coinvolti nella patogenesi dell’HE. Nel secondo studio, e’ stata analizzata, mediante 2D-Immunomica ed ELISA, la potenzialita’ di singoli o multipli antigeni nell’indurre la produzione di autoanticorpi che riconoscono molteplici autoantigeni neurali nell’EAE. Per ottenere questo, l’EAE e’ stata indotta con il peptide 89-104 dell’MBP, con MBP totale o con l’omogenato di midollo spinale. Entrambe le tecniche di analisi hanno mostrato IgG anti-MBP solo dopo immunizzazione con MBP totale. In aggiunta, la 2D-Immunomica ha rivelato la presenza nei topi con EAE di autoanticorpi che riconoscono altre proteine neurali, alcune delle quail mostrano parziale omologia di sequenza con l’MBP. L’osservazione di multiple proteine neurali riconosciute dagli autoanticorpi generati da un singolo antigene potrebbe aiutare a spiegare la complessa risposta autoimmune osservata nella Sclerosi Multipla. La terza analisi, condotta all’Universita’ della California Los Angeles (UCLA, U.S.A.) e’ basata sulla constatazione che nell’uomo il cancro e’ composto da un insieme di cellule tumorali, immunitarie, stromali e vascolari che contribuiscono all’eterogeneita’ nel DNA e alle variazioni a livello di trascrizione genica osservati nei campioni clinici. In questo contesto, recenti acquisizioni sul GBM, uno dei piu’ comuni maligni e letali tumori primari cerebrali negli adulti, hanno mostrato che i componenti cellulari non cancerosi nel microambiente tumorale sembrano rivestire un ruolo critico nel suo sviluppo e nella sua progressione. L’isolamento di sottotipi cellulari nel microambiente del GBM, per identificare la sorgente cellulare di specifiche alterazioni ed esaminare i loro profili trascrizionali e proteomici, risulta importante per lo sviluppo di terapie che colpiscono sottopopolazioni cellulari vulnerabili. La tecnologia del DNA Encoded Antibody Library (DEAL) e’ stata sviluppata per separare specifici sottotipi cellulari da campioni di tumore solidi che non sono utilizzabili per il Fluorescene-Activated Cell Sorting (FACS) in quanto troppo ridotti e/o altamente necrotici. In particolare, considerando l’importanza del microambiente tumorale nell’eziologia del GBM e la forte evidenza del coinvolgimento di cellule stromali nel promuovere la progressione tumorale, la tecnologia DEAL ha iniziato ad essere ottimizzata per la cattura selettiva di cellule tumorali EGFR positive, linfociti CD31 positivi e cellule endoteliali e vascolari, microglia CD45 positivi, da campioni bioptici di GBM, al fine di valutare i profili genomici e trascrizionali dei sottotipi cellulari separati mediante DEAL, nella prospettiva di disporre di trattamenti per il cancro personalizzati. Quest’indagine del GBM mediante DEAL e’ stata abbinata con lo studio delle proprieta’ antitumorali di un nuovo inibitore del mammalian Target Of Rapamycin (mTOR), una proteina frequentemente attivata nel GBM. Come mostrato di seguito, la combinazione di approcci multipli nell’analisi del GBM, come quelli sviluppati in questo studio, risulta promettente per il miglioramento dei protocolli terapeurici del GBM.

The present study is focused on the analysis of three pathologies of the Central Nervous System (CNS): the autoimmune neurological pathology Hashimoto Encephalopathy (HE), the Experimental model of Multiple Sclerosis-Experimental Autoimmune Encephalomyletis (EAE) and Glioblastoma Multiforme (GBM). Specifically, the complexity of the immune response in the autoimmune diseases under investigation has been uncovered adopting a powerful tool of autoantibody investigation: 2-Dimensional PolyAcrylamide Gel Electrophoresis (2D-PAGE) coupled with immunoblotting, commonly known as 2D-immunomics. Regarding the identification of the target of IgG autoimmune response in HE, the binding of IgG present in serum and CerebroSpinal Fluid (CSF) from six patients with HE and 15 controls to human CNS white matter antigens has been studied by Immunomics approach and immunohistochemistry. It has been found that CSF IgG from HE patients specifically recognized 3 spots, which were identified as dimethylargininase-I (DDAHI) and aldehyde reductase-I (AKRIAI). DDAHI was present in two isoforms recognized respectively by five and four HE patients; immunohistochemistry with anti-DDAHI antiserum depicted endothelial cells in normal human CNS. AKRIAI was recognized by three HE CSF and this enzyme was widely distributed on neurons and endothelia by immunohistochemistry. IgG from HE CSF immunostained both neuronal and endothelial cells in mouse CNS. The presence of these autoantibodies selectively in the CSF of HE patients may have important diagnostic and pathogenetic implications, since the autoimmune response to these enzymes may lead to 3vascular and/or neuronal damage, two major mechanisms involved in the pathogenesis of HE. In the second study, the capacity of a single or multiple antigens to elicit autoantibodies targeting multiple neural autoantigens in EAE has been analysed by 2D- immunomics and ELISA. To gain this objective, EAE was induced with MBP peptide89– 104, total MBP or spinal cord homogenate. Both techniques showed anti-MBP IgG only after immunization with total MBP. In addition, 2D-immunomics revealed the presence in EAE mice of autoantibodies targeting other neural proteins, some displaying partial sequence homology with MBP. The present finding by 2D- immunomics of multiple neural proteins targeted by autoantibodies generated by a single antigen may help to explain the complex autoimmune response observed in multiple sclerosis. The third analysis, performed at the University of California Los Angeles (UCLA, U.S.A.) is based on the finding that human tumors are composed of a mixture of cancer, immune, stromal and vascular cells contributing to the heterogeneous DNA signatures and global transcriptional changes found in clinical samples. In this context, recent findings on GBM, one of the most common malignant and lethal primary brain tumor of adults, have shown that non-cancerous cellular components of the tumor microenvironment appear to play a critical role in its development and progression. The isolation of discrete cell subtypes in GBM microenvironment for identifying the cellular source of specific genomic alterations and examining their transcriptional and proteomic profiles is likely to be important for developing therapies that target vulnerable cellular subpopulations. DNA Encoded Antibody Library (DEAL) technology has been developed to sort specific cellular subtypes from solid tumor samples that are not amenable to fluorescene-activated cell sorting (FACS) because they are too small and/or highly necrotic. In particular, considering the importance of the tumor microenvironment in the etiology of GBM and the strong evidence of stromal cell involvement in the promotion of tumor progression, DEAL technology has started to be optimize to selectively capture tumor EGFR positive cells, CD31 positive lymphocytes and vascular endothelial cells, CD45 positive microglia from GBM biopsy samples, in order to evaluate the genomic and transcriptional profiles of DEAL sorted cellular subtypes, in the perspective of disposing of personalized cancer treatment. This GBM analysis by DEAL has been additionally coupled with the study of the anti-tumor properties of a novel mTOR kinase inhibitor, affecting the activity of the mammalian Target Of Rapamycin (mTOR), a protein frequently up-regulated in GBM. As further shown, the combination of multiple approach in GBM investigation, as performed in this analysis, could open up significant promises for the improvement of GBM therapeutic protocols.

BIOMOLECULAR TECHNOLOGIES IN THE STUDY OF CENTRAL NERVOUS SYSTEM DISEASES

GINI, Beatrice
2011-01-01

Abstract

The present study is focused on the analysis of three pathologies of the Central Nervous System (CNS): the autoimmune neurological pathology Hashimoto Encephalopathy (HE), the Experimental model of Multiple Sclerosis-Experimental Autoimmune Encephalomyletis (EAE) and Glioblastoma Multiforme (GBM). Specifically, the complexity of the immune response in the autoimmune diseases under investigation has been uncovered adopting a powerful tool of autoantibody investigation: 2-Dimensional PolyAcrylamide Gel Electrophoresis (2D-PAGE) coupled with immunoblotting, commonly known as 2D-immunomics. Regarding the identification of the target of IgG autoimmune response in HE, the binding of IgG present in serum and CerebroSpinal Fluid (CSF) from six patients with HE and 15 controls to human CNS white matter antigens has been studied by Immunomics approach and immunohistochemistry. It has been found that CSF IgG from HE patients specifically recognized 3 spots, which were identified as dimethylargininase-I (DDAHI) and aldehyde reductase-I (AKRIAI). DDAHI was present in two isoforms recognized respectively by five and four HE patients; immunohistochemistry with anti-DDAHI antiserum depicted endothelial cells in normal human CNS. AKRIAI was recognized by three HE CSF and this enzyme was widely distributed on neurons and endothelia by immunohistochemistry. IgG from HE CSF immunostained both neuronal and endothelial cells in mouse CNS. The presence of these autoantibodies selectively in the CSF of HE patients may have important diagnostic and pathogenetic implications, since the autoimmune response to these enzymes may lead to 3vascular and/or neuronal damage, two major mechanisms involved in the pathogenesis of HE. In the second study, the capacity of a single or multiple antigens to elicit autoantibodies targeting multiple neural autoantigens in EAE has been analysed by 2D- immunomics and ELISA. To gain this objective, EAE was induced with MBP peptide89– 104, total MBP or spinal cord homogenate. Both techniques showed anti-MBP IgG only after immunization with total MBP. In addition, 2D-immunomics revealed the presence in EAE mice of autoantibodies targeting other neural proteins, some displaying partial sequence homology with MBP. The present finding by 2D- immunomics of multiple neural proteins targeted by autoantibodies generated by a single antigen may help to explain the complex autoimmune response observed in multiple sclerosis. The third analysis, performed at the University of California Los Angeles (UCLA, U.S.A.) is based on the finding that human tumors are composed of a mixture of cancer, immune, stromal and vascular cells contributing to the heterogeneous DNA signatures and global transcriptional changes found in clinical samples. In this context, recent findings on GBM, one of the most common malignant and lethal primary brain tumor of adults, have shown that non-cancerous cellular components of the tumor microenvironment appear to play a critical role in its development and progression. The isolation of discrete cell subtypes in GBM microenvironment for identifying the cellular source of specific genomic alterations and examining their transcriptional and proteomic profiles is likely to be important for developing therapies that target vulnerable cellular subpopulations. DNA Encoded Antibody Library (DEAL) technology has been developed to sort specific cellular subtypes from solid tumor samples that are not amenable to fluorescene-activated cell sorting (FACS) because they are too small and/or highly necrotic. In particular, considering the importance of the tumor microenvironment in the etiology of GBM and the strong evidence of stromal cell involvement in the promotion of tumor progression, DEAL technology has started to be optimize to selectively capture tumor EGFR positive cells, CD31 positive lymphocytes and vascular endothelial cells, CD45 positive microglia from GBM biopsy samples, in order to evaluate the genomic and transcriptional profiles of DEAL sorted cellular subtypes, in the perspective of disposing of personalized cancer treatment. This GBM analysis by DEAL has been additionally coupled with the study of the anti-tumor properties of a novel mTOR kinase inhibitor, affecting the activity of the mammalian Target Of Rapamycin (mTOR), a protein frequently up-regulated in GBM. As further shown, the combination of multiple approach in GBM investigation, as performed in this analysis, could open up significant promises for the improvement of GBM therapeutic protocols.
2011
Immunomics; 2D-PAGE; Autoantibodies; ELISA; Microarray; Tumor Microenvironment; mTOR kinase inhibitor; Hashimoto Encephalitis; Experimental autoimmune encephalomyelitis; Glioblastoma Multiforme
Il presente studio ha come oggetto l’analisi di tre patologie del Sistema Nervoso Centrale (CNS): la patologia neurologica autoimmune Encefalopatia di Hashimoto, il modello sperimentale della Sclerosis Multipla-Encefalomielite Sperimentale Autoimmune (EAE) ed il Glioblastoma Multiforme (GBM). In precisione, la complessita’ della risposta immune nei disordini autoimmuni investigati e’ stata studiata adottando un potente strumento d’indagine degli autoanticorpi: la Elettroforesi Bidimensionale in Gel di Poliacrilamide (2D-PAGE) abbinata con l’immunoblotting, tecnica conosciuta come 2D-Immunomica. Al fine di identificare il bersaglio della risposta autoimmune mediata dalle immunoglobuline G nell’HE, e’ stato studiato, attraverso il metodo Immunomico e l’immunoistochimica, il legame delle IgG presenti nel siero e nel liquido cerebrospinale (CSF) di sei pazienti con HE e 15 controlli con antigeni presenti nella sostanza bianca cerebrale del CNS umano. E’ stato osservato che le IgG del CSF di pazienti con HE riconoscono specificatamente tre spot, che sono stati identificati come dimetilargininasi-I (DDAHI) ed aldeide reduttasi-I (AKRIAI). DDAHI era presente in due isoforme riconosciute rispettivamente da cinque e quattro pazienti con HE; l’immunoistochimica con antisiero anti-DDAHI ha evidenziato le cellule endoteliali del CNS umano sano. AKRIAI e’ stato riconosciuto da tre CSF con HE e questo enzima era ampiamente distribuito sui neuroni e l’endotelio in immunoistochimica. Le IgG da CSF con HE immunorivelano sia cellule neuronali che cellule endoteliali nel CNS di topo. La presenza di questi autoanticorpi selettivamente nel CSF di pazienti con HE potrebbe avere determinanti implicazioni diagnostiche e patogenetiche, in quanto la risposta autoimmune verso questi enzimi potrebbe portare a un danno vascolare o neuronale, due maggiori meccanismi coinvolti nella patogenesi dell’HE. Nel secondo studio, e’ stata analizzata, mediante 2D-Immunomica ed ELISA, la potenzialita’ di singoli o multipli antigeni nell’indurre la produzione di autoanticorpi che riconoscono molteplici autoantigeni neurali nell’EAE. Per ottenere questo, l’EAE e’ stata indotta con il peptide 89-104 dell’MBP, con MBP totale o con l’omogenato di midollo spinale. Entrambe le tecniche di analisi hanno mostrato IgG anti-MBP solo dopo immunizzazione con MBP totale. In aggiunta, la 2D-Immunomica ha rivelato la presenza nei topi con EAE di autoanticorpi che riconoscono altre proteine neurali, alcune delle quail mostrano parziale omologia di sequenza con l’MBP. L’osservazione di multiple proteine neurali riconosciute dagli autoanticorpi generati da un singolo antigene potrebbe aiutare a spiegare la complessa risposta autoimmune osservata nella Sclerosi Multipla. La terza analisi, condotta all’Universita’ della California Los Angeles (UCLA, U.S.A.) e’ basata sulla constatazione che nell’uomo il cancro e’ composto da un insieme di cellule tumorali, immunitarie, stromali e vascolari che contribuiscono all’eterogeneita’ nel DNA e alle variazioni a livello di trascrizione genica osservati nei campioni clinici. In questo contesto, recenti acquisizioni sul GBM, uno dei piu’ comuni maligni e letali tumori primari cerebrali negli adulti, hanno mostrato che i componenti cellulari non cancerosi nel microambiente tumorale sembrano rivestire un ruolo critico nel suo sviluppo e nella sua progressione. L’isolamento di sottotipi cellulari nel microambiente del GBM, per identificare la sorgente cellulare di specifiche alterazioni ed esaminare i loro profili trascrizionali e proteomici, risulta importante per lo sviluppo di terapie che colpiscono sottopopolazioni cellulari vulnerabili. La tecnologia del DNA Encoded Antibody Library (DEAL) e’ stata sviluppata per separare specifici sottotipi cellulari da campioni di tumore solidi che non sono utilizzabili per il Fluorescene-Activated Cell Sorting (FACS) in quanto troppo ridotti e/o altamente necrotici. In particolare, considerando l’importanza del microambiente tumorale nell’eziologia del GBM e la forte evidenza del coinvolgimento di cellule stromali nel promuovere la progressione tumorale, la tecnologia DEAL ha iniziato ad essere ottimizzata per la cattura selettiva di cellule tumorali EGFR positive, linfociti CD31 positivi e cellule endoteliali e vascolari, microglia CD45 positivi, da campioni bioptici di GBM, al fine di valutare i profili genomici e trascrizionali dei sottotipi cellulari separati mediante DEAL, nella prospettiva di disporre di trattamenti per il cancro personalizzati. Quest’indagine del GBM mediante DEAL e’ stata abbinata con lo studio delle proprieta’ antitumorali di un nuovo inibitore del mammalian Target Of Rapamycin (mTOR), una proteina frequentemente attivata nel GBM. Come mostrato di seguito, la combinazione di approcci multipli nell’analisi del GBM, come quelli sviluppati in questo studio, risulta promettente per il miglioramento dei protocolli terapeurici del GBM.
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