La mia ricerca si concentra sul confronto di alcuni aspetti di due realtà montane (il Delfinato, area francese, ultima propaggine delle Alpi occidentali, e la Lessinia, territorio alpino a nord di Verona) a partire dall’analisi di racconti e leggende di origine orale rappresentativi di queste società fino all’epoca pre-industriale. Nella tesi in questione ho utilizzato strumenti di varia origine: all’analisi letteraria ho affiancato ricerche nel campo dell’antropologia, dell’etnologia e della sociologia per indagare più da vicino quale sia il peso dell’ambiente rispetto alla conformazione di una collettività. La mia tesi di dottorato si divide in tre parti: la prima si occupa di studiare e confrontare la scala valori di Delfinato e Lessinia; la seconda si sofferma ad analizzare la “réalité échappante” in cui vivono i montanari francesi ma, anche se in maniera inferiore, quelli lessinici; la terza affronta la tematica dello “straniero” all’interno di queste comunità. Per quanto riguarda la prima parte, i valori che ho preso in considerazione sono la famiglia, la comunità, il lavoro e la solidarietà. La famiglia risulta essere il valore più importante per entrambi i territori in quanto punto di riferimento fondamentale, capace di accogliere, di risolvere, di perdonare, di insegnare nonostante sia spesso messa a dura prova; l’attaccamento alla comunità (secondo valore) si esprime attraverso una serie di sollecitazioni che spingono la popolazione a non mancare alla messa domenicale, al filò, e agli incontri carnevaleschi; il terzo valore si identifica con il lavoro dei montanari, agricoltura e pastorizia su tutto. Occupazioni difficili, pesanti, legate per loro natura ad elementi che sono fuori dal controllo umano, come la grandine e la siccità; per quanto riguarda la solidarietà, quarto ed ultimo valore, accanto a notevoli atti di generosità “dovuti” in società come queste che si basano sull’autosufficienza, si legge anche come spesso essi non vengano elargiti o non siano gratuiti ma frutto del desiderio di ottenere una ricompensa divina. La seconda parte fornisce i connotati di questa relazione definendo “sfuggente” il quotidiano della popolazione montana. Questo perché i montanari francesi sono calati in una dimensione fortemente minacciata dal soprannaturale diabolico rappresentato da esseri di varie specie ma appartenenti tutti al mondo del Male. La loro vita quotidiana è minacciata dalla presenza, spesso o quasi sempre punitiva, di esseri immaginari (l’esprit domestique, il lupo mannaro, le fade, gli orchi…) che, proprio per essere frutto della fantasia, assumono man mano sembianze sempre più mostruose, crudeli e spaventose. La superstizione, in questo senso, gioca un ruolo di primaria importanza e fa da deterrente a qualsiasi tentativo di “ribellione”. Il soprannaturale è rappresentato però anche da esseri “umani” che si sono appropriati di poteri demoniaci vendendo l’anima al diavolo (streghe, stregoni, maghi). In questo “sistema” gioca un ruolo importante la paura del peccato. I montanari del Delfinato si sentono perennemente colpevoli e per questo meritevoli di vivere nella “valle di lacrime”, sicuri che nulla potrà cambiare il loro destino. La terza parte della mia ricerca ha come obiettivo quello di studiare i vari gruppi di “stranieri” che compaiono all’interno dei testi del Delfinato. Primo fra tutti quello delle fate, poi quello delle streghe riunite nel sabbat e, infine, quello dei francs-maçons. Questi appaiono all’interno dei testi come appartenenti al tessuto sociale ma isolati dal contesto generale in cui vivono per le loro “diversità”. Ecco, quindi, ad esempio, che le fate assumono i connotati dello zingaro, per la loro bruttezza, per le scellerate abitudini di vita, tra cui il furto, per la loro “diversità” linguistica, per le capacità divinatorie, per la “concorrenza economica” che mettono in atto nei confronti dei montanari. Gli altri due gruppi ad essere isolati sono costituiti dalle streghe e dai frammassoni che, a causa dei loro riti (considerati celebrazioni di carattere diabolico), vengono assimilati a gruppi di origine ebraica, o comunque, all’idea che i montanari avevano di questa cultura, o semplicemente a degli eretici. I dubbi e le domande a proposito di questi termini sono diversi. Essi si riferiscono all’universo della religione e sono utilizzati per definire dei gruppi “socialmente pericolosi”: perché? Forse è un tentativo di attirare l’attenzione dei montanari francesi sul carattere pericoloso degli ebrei e degli eretici? O, forse, l’utilizzo di questa terminologia legata alla religione serve ad etichettare coloro che non sono “allineati”? Tutti insieme, questi gruppi mi hanno permesso di fare un’analisi dei testi che descrivono abitudini, caratteristiche e peculiarità di ognuno di essi e di descrivere il comportamento dei montanari nei confronti dello “straniero” in generale che è di totale rifiuto nei confronti della diversità che impaurisce a tal punto la popolazione da assimilarla al Male e al diabolico. Alla fine del mio elaborato, ho riportato, in un’appendice, due interviste nelle quali Alice Joisten, moglie del defunto Charles, etnologo e raccoglitore dei testi del Delfinato, e Attilio Benetti, autore invece della ricerca che ha condotto alla pubblicazione dei due volumi sui racconti della Lessinia, hanno cercato di spiegare come si è svolto il loro lavoro “sul campo” alla ricerca dei testi e come si sono comportati nel momento in cui hanno dovuto trascrivere tali narrazioni. Nella seconda appendice, invece, ho fornito al lettore il materiale per seguire con più agilità il percorso della mia ricerca riportando per intero tutti i testi da me citati nella tesi. In conclusione, i punti di contatto tra le due società montane sono molti. Si tratta di due mondi oppressi dalla povertà, dall’isolamento, dalla solitudine, dalla paura del diavolo (ma anche, in fondo, di Dio). Nonostante ciò, qualche montanaro lessinico cerca di emanciparsi da un’esistenza che lo rende infelice e tenta (anche se inutilmente) di trovare una propria rivincita partendo per la città alla ricerca di una maggiore soddisfazione. Nei testi francesi, invece, ciò che prevale in modo assoluto è una rassegnazione accettata dalla popolazione che, d’altra parte, non saprebbe come gestire una libertà di azione di cui, peraltro, non vuole prendersi la responsabilità. Il risultato più importante ottenuto fin qui dalla mia ricerca è essere riuscita ad individuare una metodologia interdisciplinare che mi ha permesso di integrare la mia ricerca letteraria (realizzatasi attraverso l’analisi fedele del testo) con sollecitazioni legate al folklore e ad altre discipline già citate. Questi strumenti mi hanno permesso di andare al di là del testo stesso per esplorare un intero mondo, quello dei montanari e delle loro storie, certamente affascinante ma molto più complesso di quanto si possa immaginare.

My research concentrates on the comparison between some aspects of two mountain communities (the Delfinato, an area of Southern France, and the Lessinia, an alpine territory in the Northern area of Verona) starting from the analysis of tales and legends belonging to oral tradition that represent these societies until the pre-industrial period. In my study I used different instruments of research (literary analysis, anthropology, sociology, ethnology), to put in evidence the influence of environment on the character of a community. I divided my thesis in three parts: in the first one I analyzed the scale of values of these contexts; in the second part I studied the different forms of supernatural and the reactions of people facing their fear; in the third part I concentrated my attention on the reject of “strangers”. As regards the first chapter I tried to put in evidence how the values of mountain men (family, attachment to community, labour and solidarity) are all aimed at preserving order within society. So, even if family can know different crisis it remains, as tales underline, the context where everybody is accepted and loved whatever happens. This fact removes the problem of solitude deeply touching this kind of world, isolated and narrow minded. The community and all the ritual occasions as the Sunday mass, the filò (evening meetings where people can discuss, joke, work, etc.) and the carnival constitute some of the ways through which mountain people find important points of reference in order to keep stability and, again, not to feel alone. The labour, agriculture and sheep farming above all, make the life of men very difficult owing to the hardness of this work and to the uncertainty of results (storms, hail and drought can destroy the efforts of an entire season). The texts that concentrate on solidarity try to demonstrate that in these societies this value wasn't felt as one of the most important way for poor people (the majority) to survive. So, tales insist on encouraging solidarity as a possibility to preserve the world of mountain. In the second chapter I took in consideration all the fantastic beings (devil, esprit domestique, werewolf, fairies, ogres, monsters) and all the human beings whose alliance with devil allowed them to come into possession of supernatural powers (witches, wizards and some fairies). I studied all their features, the ways they appear, the ways to protect oneself from their attacks and from fear. The result of my analysis underlines how their presence in a big quantity of texts is used to create a sense of constant danger which allows to keep people in a situation of “paralysis” where nothing can be changed. They have to respect the rules if they want to survive. In the third chapter I faced the theme of the “stranger” within these societies that completely refuse to accept that “different people” can live and work in “their” own territory. Strangers are gypsies hidden under the wilderness of French “fairies”; they can also be recognized within some groups which are named sabbat or francs-maçons. Everybody thinks that these groups meet to celebrate satanic rites where even the devil in person appear. They gather in the woods, in the fields, far away from civilization. Fear of disorder, fear of supernatural being, fear of the stranger. The life of mountain populations is marked by the obsession and the respect of order. Some Italian mountain men try to get away from poorness and cultural misery to find their own place in another world, the town for example. But the pedagogical aim of the tales prevents these journeys to be successful. So, people from Lessinia are obliged to come back home, unhappy and unhopeful. French people seem to have already learnt this lesson. In fact, the Delfinato mountain men are all resigned, they never think to escape. They just live where God put them at the beginning and try to resist to the misery of their lives. They aren't interested in freedom because they are aware that it can be dangerous. Being free means becoming responsible of our own life, of our happiness, of our success, but also of our failures and our solitude.

Il mondo della montagna nei racconti del Delfinato e della Lessinia

CANTERI, Michela
2010-01-01

Abstract

My research concentrates on the comparison between some aspects of two mountain communities (the Delfinato, an area of Southern France, and the Lessinia, an alpine territory in the Northern area of Verona) starting from the analysis of tales and legends belonging to oral tradition that represent these societies until the pre-industrial period. In my study I used different instruments of research (literary analysis, anthropology, sociology, ethnology), to put in evidence the influence of environment on the character of a community. I divided my thesis in three parts: in the first one I analyzed the scale of values of these contexts; in the second part I studied the different forms of supernatural and the reactions of people facing their fear; in the third part I concentrated my attention on the reject of “strangers”. As regards the first chapter I tried to put in evidence how the values of mountain men (family, attachment to community, labour and solidarity) are all aimed at preserving order within society. So, even if family can know different crisis it remains, as tales underline, the context where everybody is accepted and loved whatever happens. This fact removes the problem of solitude deeply touching this kind of world, isolated and narrow minded. The community and all the ritual occasions as the Sunday mass, the filò (evening meetings where people can discuss, joke, work, etc.) and the carnival constitute some of the ways through which mountain people find important points of reference in order to keep stability and, again, not to feel alone. The labour, agriculture and sheep farming above all, make the life of men very difficult owing to the hardness of this work and to the uncertainty of results (storms, hail and drought can destroy the efforts of an entire season). The texts that concentrate on solidarity try to demonstrate that in these societies this value wasn't felt as one of the most important way for poor people (the majority) to survive. So, tales insist on encouraging solidarity as a possibility to preserve the world of mountain. In the second chapter I took in consideration all the fantastic beings (devil, esprit domestique, werewolf, fairies, ogres, monsters) and all the human beings whose alliance with devil allowed them to come into possession of supernatural powers (witches, wizards and some fairies). I studied all their features, the ways they appear, the ways to protect oneself from their attacks and from fear. The result of my analysis underlines how their presence in a big quantity of texts is used to create a sense of constant danger which allows to keep people in a situation of “paralysis” where nothing can be changed. They have to respect the rules if they want to survive. In the third chapter I faced the theme of the “stranger” within these societies that completely refuse to accept that “different people” can live and work in “their” own territory. Strangers are gypsies hidden under the wilderness of French “fairies”; they can also be recognized within some groups which are named sabbat or francs-maçons. Everybody thinks that these groups meet to celebrate satanic rites where even the devil in person appear. They gather in the woods, in the fields, far away from civilization. Fear of disorder, fear of supernatural being, fear of the stranger. The life of mountain populations is marked by the obsession and the respect of order. Some Italian mountain men try to get away from poorness and cultural misery to find their own place in another world, the town for example. But the pedagogical aim of the tales prevents these journeys to be successful. So, people from Lessinia are obliged to come back home, unhappy and unhopeful. French people seem to have already learnt this lesson. In fact, the Delfinato mountain men are all resigned, they never think to escape. They just live where God put them at the beginning and try to resist to the misery of their lives. They aren't interested in freedom because they are aware that it can be dangerous. Being free means becoming responsible of our own life, of our happiness, of our success, but also of our failures and our solitude.
2010
Letteratura orale; folklore; montagna.
La mia ricerca si concentra sul confronto di alcuni aspetti di due realtà montane (il Delfinato, area francese, ultima propaggine delle Alpi occidentali, e la Lessinia, territorio alpino a nord di Verona) a partire dall’analisi di racconti e leggende di origine orale rappresentativi di queste società fino all’epoca pre-industriale. Nella tesi in questione ho utilizzato strumenti di varia origine: all’analisi letteraria ho affiancato ricerche nel campo dell’antropologia, dell’etnologia e della sociologia per indagare più da vicino quale sia il peso dell’ambiente rispetto alla conformazione di una collettività. La mia tesi di dottorato si divide in tre parti: la prima si occupa di studiare e confrontare la scala valori di Delfinato e Lessinia; la seconda si sofferma ad analizzare la “réalité échappante” in cui vivono i montanari francesi ma, anche se in maniera inferiore, quelli lessinici; la terza affronta la tematica dello “straniero” all’interno di queste comunità. Per quanto riguarda la prima parte, i valori che ho preso in considerazione sono la famiglia, la comunità, il lavoro e la solidarietà. La famiglia risulta essere il valore più importante per entrambi i territori in quanto punto di riferimento fondamentale, capace di accogliere, di risolvere, di perdonare, di insegnare nonostante sia spesso messa a dura prova; l’attaccamento alla comunità (secondo valore) si esprime attraverso una serie di sollecitazioni che spingono la popolazione a non mancare alla messa domenicale, al filò, e agli incontri carnevaleschi; il terzo valore si identifica con il lavoro dei montanari, agricoltura e pastorizia su tutto. Occupazioni difficili, pesanti, legate per loro natura ad elementi che sono fuori dal controllo umano, come la grandine e la siccità; per quanto riguarda la solidarietà, quarto ed ultimo valore, accanto a notevoli atti di generosità “dovuti” in società come queste che si basano sull’autosufficienza, si legge anche come spesso essi non vengano elargiti o non siano gratuiti ma frutto del desiderio di ottenere una ricompensa divina. La seconda parte fornisce i connotati di questa relazione definendo “sfuggente” il quotidiano della popolazione montana. Questo perché i montanari francesi sono calati in una dimensione fortemente minacciata dal soprannaturale diabolico rappresentato da esseri di varie specie ma appartenenti tutti al mondo del Male. La loro vita quotidiana è minacciata dalla presenza, spesso o quasi sempre punitiva, di esseri immaginari (l’esprit domestique, il lupo mannaro, le fade, gli orchi…) che, proprio per essere frutto della fantasia, assumono man mano sembianze sempre più mostruose, crudeli e spaventose. La superstizione, in questo senso, gioca un ruolo di primaria importanza e fa da deterrente a qualsiasi tentativo di “ribellione”. Il soprannaturale è rappresentato però anche da esseri “umani” che si sono appropriati di poteri demoniaci vendendo l’anima al diavolo (streghe, stregoni, maghi). In questo “sistema” gioca un ruolo importante la paura del peccato. I montanari del Delfinato si sentono perennemente colpevoli e per questo meritevoli di vivere nella “valle di lacrime”, sicuri che nulla potrà cambiare il loro destino. La terza parte della mia ricerca ha come obiettivo quello di studiare i vari gruppi di “stranieri” che compaiono all’interno dei testi del Delfinato. Primo fra tutti quello delle fate, poi quello delle streghe riunite nel sabbat e, infine, quello dei francs-maçons. Questi appaiono all’interno dei testi come appartenenti al tessuto sociale ma isolati dal contesto generale in cui vivono per le loro “diversità”. Ecco, quindi, ad esempio, che le fate assumono i connotati dello zingaro, per la loro bruttezza, per le scellerate abitudini di vita, tra cui il furto, per la loro “diversità” linguistica, per le capacità divinatorie, per la “concorrenza economica” che mettono in atto nei confronti dei montanari. Gli altri due gruppi ad essere isolati sono costituiti dalle streghe e dai frammassoni che, a causa dei loro riti (considerati celebrazioni di carattere diabolico), vengono assimilati a gruppi di origine ebraica, o comunque, all’idea che i montanari avevano di questa cultura, o semplicemente a degli eretici. I dubbi e le domande a proposito di questi termini sono diversi. Essi si riferiscono all’universo della religione e sono utilizzati per definire dei gruppi “socialmente pericolosi”: perché? Forse è un tentativo di attirare l’attenzione dei montanari francesi sul carattere pericoloso degli ebrei e degli eretici? O, forse, l’utilizzo di questa terminologia legata alla religione serve ad etichettare coloro che non sono “allineati”? Tutti insieme, questi gruppi mi hanno permesso di fare un’analisi dei testi che descrivono abitudini, caratteristiche e peculiarità di ognuno di essi e di descrivere il comportamento dei montanari nei confronti dello “straniero” in generale che è di totale rifiuto nei confronti della diversità che impaurisce a tal punto la popolazione da assimilarla al Male e al diabolico. Alla fine del mio elaborato, ho riportato, in un’appendice, due interviste nelle quali Alice Joisten, moglie del defunto Charles, etnologo e raccoglitore dei testi del Delfinato, e Attilio Benetti, autore invece della ricerca che ha condotto alla pubblicazione dei due volumi sui racconti della Lessinia, hanno cercato di spiegare come si è svolto il loro lavoro “sul campo” alla ricerca dei testi e come si sono comportati nel momento in cui hanno dovuto trascrivere tali narrazioni. Nella seconda appendice, invece, ho fornito al lettore il materiale per seguire con più agilità il percorso della mia ricerca riportando per intero tutti i testi da me citati nella tesi. In conclusione, i punti di contatto tra le due società montane sono molti. Si tratta di due mondi oppressi dalla povertà, dall’isolamento, dalla solitudine, dalla paura del diavolo (ma anche, in fondo, di Dio). Nonostante ciò, qualche montanaro lessinico cerca di emanciparsi da un’esistenza che lo rende infelice e tenta (anche se inutilmente) di trovare una propria rivincita partendo per la città alla ricerca di una maggiore soddisfazione. Nei testi francesi, invece, ciò che prevale in modo assoluto è una rassegnazione accettata dalla popolazione che, d’altra parte, non saprebbe come gestire una libertà di azione di cui, peraltro, non vuole prendersi la responsabilità. Il risultato più importante ottenuto fin qui dalla mia ricerca è essere riuscita ad individuare una metodologia interdisciplinare che mi ha permesso di integrare la mia ricerca letteraria (realizzatasi attraverso l’analisi fedele del testo) con sollecitazioni legate al folklore e ad altre discipline già citate. Questi strumenti mi hanno permesso di andare al di là del testo stesso per esplorare un intero mondo, quello dei montanari e delle loro storie, certamente affascinante ma molto più complesso di quanto si possa immaginare.
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