Da sempre l’umanità riflette sulla propria fine, alimentando la speranza di una vita oltre la morte, o chiudendosi entro l’orizzonte di una dimensione puramente terrena. Nell’un caso e nell’altro, monumenti e iscrizioni funerarie stanno a testimoniare un “sentire” che si manifesta nell’elogio delle virtù del defunto e nell’espressione del dolore dei sopravvissuti. Tra i vivi e i morti si stabilisce quell’intenso rapporto affettivo che il Foscolo definisce «corrispondenza d’amorosi sensi». Se fino al Settecento molte epigrafi contenevano il riferimento alla ‘mort de soi’ (ossia alla morte del soggetto, al corpo sepolto e al suo disfacimento in attesa della risurrezione), intorno alla metà del secolo prevale l’attenzione per la ‘mort de toi’, che si esprime nel dolore dei vivi che piangono la scomparsa dei propri cari. La morte non annulla il legame con i defunti: essi continuano a vivere nella memoria personale e collettiva e spesso in un aldilà definibile sia in termini di fede cristiana sia in forme di spiritualismo laico. Il lavoro si incentra sulla trascrizione e sull’analisi di oltre mille epigrafi veronesi (appartenenti all’antico cimitero di San Bernardino e a quello monumentale di Porta Vittoria), e sulla ricostruzione degli avvenimenti che portarono al passaggio dalle sepolture nelle chiese alle inumazioni nei recinti cimiteriali extraurbani, in ossequio alla normativa sanitaria progressivamente affermatasi in tutta Europa a partire dal 1770. Attraverso l’analisi del formulario epigrafico, in cui si è espressa la memoria storica e collettiva della città, è stato possibile individuare le varie modalità con cui l’uomo ha cercato di rapportarsi ai ‘modi del morire’, definendo altresì i ‘modi del vivere’.

Il sasso e il nome. Iscrizioni funerarie tra XVIII e XIX secolo con una scelta di epigrafi veronesi

CAPPELLARI, Simona
2010-01-01

Abstract

Da sempre l’umanità riflette sulla propria fine, alimentando la speranza di una vita oltre la morte, o chiudendosi entro l’orizzonte di una dimensione puramente terrena. Nell’un caso e nell’altro, monumenti e iscrizioni funerarie stanno a testimoniare un “sentire” che si manifesta nell’elogio delle virtù del defunto e nell’espressione del dolore dei sopravvissuti. Tra i vivi e i morti si stabilisce quell’intenso rapporto affettivo che il Foscolo definisce «corrispondenza d’amorosi sensi». Se fino al Settecento molte epigrafi contenevano il riferimento alla ‘mort de soi’ (ossia alla morte del soggetto, al corpo sepolto e al suo disfacimento in attesa della risurrezione), intorno alla metà del secolo prevale l’attenzione per la ‘mort de toi’, che si esprime nel dolore dei vivi che piangono la scomparsa dei propri cari. La morte non annulla il legame con i defunti: essi continuano a vivere nella memoria personale e collettiva e spesso in un aldilà definibile sia in termini di fede cristiana sia in forme di spiritualismo laico. Il lavoro si incentra sulla trascrizione e sull’analisi di oltre mille epigrafi veronesi (appartenenti all’antico cimitero di San Bernardino e a quello monumentale di Porta Vittoria), e sulla ricostruzione degli avvenimenti che portarono al passaggio dalle sepolture nelle chiese alle inumazioni nei recinti cimiteriali extraurbani, in ossequio alla normativa sanitaria progressivamente affermatasi in tutta Europa a partire dal 1770. Attraverso l’analisi del formulario epigrafico, in cui si è espressa la memoria storica e collettiva della città, è stato possibile individuare le varie modalità con cui l’uomo ha cercato di rapportarsi ai ‘modi del morire’, definendo altresì i ‘modi del vivere’.
2010
9788864640075
Letteratura italiana; letteratura inglese; francese; tedesca; letteratura sepolcrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/341826
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