Il lavoro analizza il rapporto tra fiscalità societaria e scelte di struttura finanziaria, soffermandosi sulle criticità del nuovo articolo n. 96 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi introdotto con la legge finanziaria 2008. Quest’ultimo prevede, per le sole società di capitali non finanziarie, che gli interessi passivi e gli oneri assimilati, al netto degli interessi attivi e dei proventi assimilati, siano deducibili nel limite del 30% del risultato operativo lordo della gestione caratteristica (ROL). Essendo lo scopo del legislatore introdurre un incentivo alla capitalizzazione, la novità suscita delle perplessità, in quanto il rapporto sul quale la norma si focalizza risulta indipendente dall’andamento degli indici che misurano il grado di indebitamento. Da un lato, infatti, un’elevata redditività operativa in grado di coprire gli impegni finanziari assunti può mascherare una fragilità finanziaria che può diventare insostenibile non appena i risultati della gestione caratteristica subiscono una diminuzione. Dall’altro, le imprese potrebbero presentare oneri finanziari netti superiori al 30% del ROL in ragione di una ridotta redditività piuttosto che di un eccessivo indebitamento. Al fine di comprendere la possibile efficacia della novità legislativa, è stata compiuta una ricerca su oltre 170.000 società di capitali, basata sui bilanci d’esercizio, redatti in forma ordinaria, relativi agli anni 2004, 2005 e 2006 estratti dal database AIDA. L’evidenza empirica sembrerebbe confermare l’incapacità del rapporto indicato nell’art. 96 di distinguere le società adeguatamente capitalizzate da quelle che presentano squilibri finanziari. In definitiva, l’auspicato rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane potrebbe non essere stimolato dalla nuova normativa di indeducibilità degli interessi passivi: maggiormente funzionale allo scopo sarebbe stato il ripristino di un modello di imposizione simile a quello della Dual Income Tax, con la differenza, rispetto alla riforma fiscale del 1997, di tassare esclusivamente gli extra-profitti e di esentare dalla tassazione il rendimento figurativo dei nuovi apporti di capitale proprio.

L'impatto della fiscalità societaria sulle decisioni di struttura finanziaria: riflessioni critiche sulla normativa di indeducibilità degli interessi passivi

FACCINCANI, Lorenzo
2008-01-01

Abstract

Il lavoro analizza il rapporto tra fiscalità societaria e scelte di struttura finanziaria, soffermandosi sulle criticità del nuovo articolo n. 96 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi introdotto con la legge finanziaria 2008. Quest’ultimo prevede, per le sole società di capitali non finanziarie, che gli interessi passivi e gli oneri assimilati, al netto degli interessi attivi e dei proventi assimilati, siano deducibili nel limite del 30% del risultato operativo lordo della gestione caratteristica (ROL). Essendo lo scopo del legislatore introdurre un incentivo alla capitalizzazione, la novità suscita delle perplessità, in quanto il rapporto sul quale la norma si focalizza risulta indipendente dall’andamento degli indici che misurano il grado di indebitamento. Da un lato, infatti, un’elevata redditività operativa in grado di coprire gli impegni finanziari assunti può mascherare una fragilità finanziaria che può diventare insostenibile non appena i risultati della gestione caratteristica subiscono una diminuzione. Dall’altro, le imprese potrebbero presentare oneri finanziari netti superiori al 30% del ROL in ragione di una ridotta redditività piuttosto che di un eccessivo indebitamento. Al fine di comprendere la possibile efficacia della novità legislativa, è stata compiuta una ricerca su oltre 170.000 società di capitali, basata sui bilanci d’esercizio, redatti in forma ordinaria, relativi agli anni 2004, 2005 e 2006 estratti dal database AIDA. L’evidenza empirica sembrerebbe confermare l’incapacità del rapporto indicato nell’art. 96 di distinguere le società adeguatamente capitalizzate da quelle che presentano squilibri finanziari. In definitiva, l’auspicato rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane potrebbe non essere stimolato dalla nuova normativa di indeducibilità degli interessi passivi: maggiormente funzionale allo scopo sarebbe stato il ripristino di un modello di imposizione simile a quello della Dual Income Tax, con la differenza, rispetto alla riforma fiscale del 1997, di tassare esclusivamente gli extra-profitti e di esentare dalla tassazione il rendimento figurativo dei nuovi apporti di capitale proprio.
2008
Fiscalità societaria; struttura finanziaria; deducibilità interessi passivi
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