Nella filosofia di Kant sono riscontrabili evidenti influssi newtoniani riguardo alla concezione della materia etere, che emerge sia nel periodo kantiano precritico, con riferimento in particolare alla dissertazione De igne, sia in quello caratterizzato dalla scrittura dell’Opus postumum. In questi scritti Kant attribuisce un ruolo fondamentale all’etere, con l’intento di spiegare quello che sta alla base della produzione fenomenica. Ritengo quindi che per poter capire meglio la concezione kantiana della materia etere sia doveroso indagare quella newtoniana, cercando di evidenziare quale ruolo giochi l’etere nella filosofia di Newton e quale sia la sua effettiva validità scientifica. Lo scopo di questa indagine è quello di fornire un’analisi della materia etere, come risulta esposta in alcuni passi significativi delle opere di Isaac Newton*, da cui emerge, a mio avviso, un’interessante trattazione. In particolare ho fatto riferimento a quanto contenuto nelle Letters to Mr. Oldenburg del 6 febbraio 1671-2, dell’11 luglio 1672, del 7 dicembre 1675, nella Letter to Mr. Boyle del 18 febbraio 1678-9 e nelle Queries . Il lavoro è stato svolto analizzando di pari passo sia le Letters, sia le Queries, privilegiando l’aspetto tematico su quello cronologico e completando il discorso con riferimenti ad alcune parti dei Philosophiae naturalis principia mathematica. Nelle Queries e nelle Letters Newton parla dell’etere, materia “sottile” ed elastica, descrivendone le proprietà, senza tuttavia addentrarsi in un discorso riguardante la sua natura, in quanto elemento la cui entità resta inconoscibile in modo sperimentale. Esso è definito come una causa materiale, molto generica, la cui esistenza non risulta smentita da alcun fenomeno fino ad allora indagato. L’etere, proprio per le sue caratteristiche di sottigliezza ed elasticità, si presterebbe molto meglio dell’aria a spiegare determinati fenomeni fisici (quali il fenomeno della propagazione dei raggi luminosi, della loro rifrazione, riflessione e inflessione, quello dell’elettrizzazione per strofinio e della gravitazione universale); e alcuni fenomeni chimici (quali la fermentazione, l’esalazione e la combustione); nonché il movimento muscolare. Per capire meglio cosa Newton intenda per mezzo etereo, ho cercato di ricostruire un discorso intorno ad esso, partendo dall’analisi delle tre supposizioni sulla sua natura, delle quali abbiamo notizia nella Letter to Mr. Oldenburg del 7 dicembre del 1675.

La concezione dell'etere nella filosofia di Isaac Newton

PROCURANTI, Lucia
2004-01-01

Abstract

Nella filosofia di Kant sono riscontrabili evidenti influssi newtoniani riguardo alla concezione della materia etere, che emerge sia nel periodo kantiano precritico, con riferimento in particolare alla dissertazione De igne, sia in quello caratterizzato dalla scrittura dell’Opus postumum. In questi scritti Kant attribuisce un ruolo fondamentale all’etere, con l’intento di spiegare quello che sta alla base della produzione fenomenica. Ritengo quindi che per poter capire meglio la concezione kantiana della materia etere sia doveroso indagare quella newtoniana, cercando di evidenziare quale ruolo giochi l’etere nella filosofia di Newton e quale sia la sua effettiva validità scientifica. Lo scopo di questa indagine è quello di fornire un’analisi della materia etere, come risulta esposta in alcuni passi significativi delle opere di Isaac Newton*, da cui emerge, a mio avviso, un’interessante trattazione. In particolare ho fatto riferimento a quanto contenuto nelle Letters to Mr. Oldenburg del 6 febbraio 1671-2, dell’11 luglio 1672, del 7 dicembre 1675, nella Letter to Mr. Boyle del 18 febbraio 1678-9 e nelle Queries . Il lavoro è stato svolto analizzando di pari passo sia le Letters, sia le Queries, privilegiando l’aspetto tematico su quello cronologico e completando il discorso con riferimenti ad alcune parti dei Philosophiae naturalis principia mathematica. Nelle Queries e nelle Letters Newton parla dell’etere, materia “sottile” ed elastica, descrivendone le proprietà, senza tuttavia addentrarsi in un discorso riguardante la sua natura, in quanto elemento la cui entità resta inconoscibile in modo sperimentale. Esso è definito come una causa materiale, molto generica, la cui esistenza non risulta smentita da alcun fenomeno fino ad allora indagato. L’etere, proprio per le sue caratteristiche di sottigliezza ed elasticità, si presterebbe molto meglio dell’aria a spiegare determinati fenomeni fisici (quali il fenomeno della propagazione dei raggi luminosi, della loro rifrazione, riflessione e inflessione, quello dell’elettrizzazione per strofinio e della gravitazione universale); e alcuni fenomeni chimici (quali la fermentazione, l’esalazione e la combustione); nonché il movimento muscolare. Per capire meglio cosa Newton intenda per mezzo etereo, ho cercato di ricostruire un discorso intorno ad esso, partendo dall’analisi delle tre supposizioni sulla sua natura, delle quali abbiamo notizia nella Letter to Mr. Oldenburg del 7 dicembre del 1675.
2004
9788871152479
Etere; luce; calore
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/314057
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