Il modo di apparire dei colori è largamente influenzato dalla distribuzione spaziale delle superfici. Nonostante siano state proposte spiegazioni centrate su meccanismi di interazione locale tra intensità diverse di regioni adiacenti, ci sono numerosi esempi che non possono essere interpretati in questo modo (Wertheimer, 1923; Benray, 1924; White, 1979). Altri autori (Agostini, 1999; Agostini e Proffitt, 1993; Galmonte e Agostini, 1998) hanno dimostrato che anche in assenza di adiacenza spaziale il colore di una superficie viene modificato dalle specifiche relazioni di appartenenza. Lo scopo della presente ricerca è di approfondire l'indagine sul rapporto tra appartenenza percettiva e contrasto simultaneo di bianchezza misurando l'entità del contrasto in funzione di manipolazioni sistematiche delle relazioni di appartenenza tra zone indotte e zone inducenti. Sono stati manipolati sistematicamente i seguenti parametri: 1. il numero di elementi indotti (dischi grigi di riflettanza media) e quello degli inducenti (dischi ad alta o bassa riflettanza) e 2. la posizione spaziale relativa (posizioni interne o esterne). Gli osservatori dovevano aggiustare il valore della luminanza degli elementi indotti organizzati con gli elementi inducenti di bassa/alta riflettanza in maniera da annullare l'effetto. L'esperimento ha messo in luce il fatto che anche quando il numero di elementi indotti è considerevolmente maggiore rispetto a quello degli inducenti, l'appartenenza percettiva produce una propagazione spaziale dell'effetto di contrasto su tutti gli elementi unificati, indipendentemente dalla posizione spaziale relativa. Questa scoperta ha importanti implicazioni per le teorie sulla percezione dei colori acromatici e suggerisce che la forza dell'appartenenza percettiva possa essere misurata indirettamente rilevando l'entità dell'effetto di contrasto.

Propagazione a distanza degli effetti di induzione acromatica.

GALMONTE, Alessandra;
2000-01-01

Abstract

Il modo di apparire dei colori è largamente influenzato dalla distribuzione spaziale delle superfici. Nonostante siano state proposte spiegazioni centrate su meccanismi di interazione locale tra intensità diverse di regioni adiacenti, ci sono numerosi esempi che non possono essere interpretati in questo modo (Wertheimer, 1923; Benray, 1924; White, 1979). Altri autori (Agostini, 1999; Agostini e Proffitt, 1993; Galmonte e Agostini, 1998) hanno dimostrato che anche in assenza di adiacenza spaziale il colore di una superficie viene modificato dalle specifiche relazioni di appartenenza. Lo scopo della presente ricerca è di approfondire l'indagine sul rapporto tra appartenenza percettiva e contrasto simultaneo di bianchezza misurando l'entità del contrasto in funzione di manipolazioni sistematiche delle relazioni di appartenenza tra zone indotte e zone inducenti. Sono stati manipolati sistematicamente i seguenti parametri: 1. il numero di elementi indotti (dischi grigi di riflettanza media) e quello degli inducenti (dischi ad alta o bassa riflettanza) e 2. la posizione spaziale relativa (posizioni interne o esterne). Gli osservatori dovevano aggiustare il valore della luminanza degli elementi indotti organizzati con gli elementi inducenti di bassa/alta riflettanza in maniera da annullare l'effetto. L'esperimento ha messo in luce il fatto che anche quando il numero di elementi indotti è considerevolmente maggiore rispetto a quello degli inducenti, l'appartenenza percettiva produce una propagazione spaziale dell'effetto di contrasto su tutti gli elementi unificati, indipendentemente dalla posizione spaziale relativa. Questa scoperta ha importanti implicazioni per le teorie sulla percezione dei colori acromatici e suggerisce che la forza dell'appartenenza percettiva possa essere misurata indirettamente rilevando l'entità dell'effetto di contrasto.
2000
contrasto; organizzazione percettiva; colore acromatico
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