La tempesta è un dipinto del pittore veneto Giorgione, eseguita tra il 1507 e il 1508. È stato definito il primo paesaggio della storia dell'arte occidentale, anche se il significato della scena non è chiaro. In primo piano, una donna seminuda allatta un bambino sulla destra, mentre un uomo in piedi li guarda, appoggiato ad un'asta sulla sinistra; fra le due figure sono rappresentate alcune rovine. Sullo sfondo invece c'è un paese che sta per essere investito da un temporale. I personaggi sono assorti, non c’è dialogo fra loro, sono divisi da un ruscelletto e lontani dalla città (su cui si scatena la furia divina). L'illusione di una prospettiva infinita e il mirabile effetto atmosferico attestano a questa epoca un'influenza leonardesca - verosimilmente mutuata dalle opere dei seguaci del pittore vinciano - nella pittura di Giorgione. L'unica fonte relativa a questo dipinto è Marcantonio Michiel, veneziano appassionato di arte e contemporaneo dell'artista, che lascia un veloce appunto: "el paesetto in tela cum la tempesta, cum la cingana et soldato ... de man de Zorzi de Castefranco", ovvero "il paesaggio con il temporale, con la zingara e soldato...di mano di Giorgione di Castelfranco". L'intenzione di Michiel era di scrivere un trattato, "Vite de' pittori e scultori moderni", ma venne preceduto dal Vasari [1]: l'appunto non venne sviluppato, lasciandoci senza un'interpretazione univoca del soggetto. Unica certezza è il primo proprietario, il ricco veneziano Gabriele Vendramin, che possedeva il quadro nel 1530, come si deduce dagli appunti del Michiel. Numerose sono le ipotesi sul significato dell'opera: da episodi biblici, come il ritrovamento di Mosè, a mitologici, Giove ed Io, ad allegorici, Fortuna, Fortezza e Carità.[2] Le possibili interpretazioni sono molte (basate sulla lettura di episodi biblici, dottrine filosofiche...), ma nessuna di queste al momento sembra abbastanza soddisfacente. Ad esempio le interpretazioni basate sulla dualità (uomo - donna, città - ambiente naturale) hanno perso consistenza da quando è stata appurato radiograficamente che al posto dell'uomo era raffigurata una donna nuda. Ecco ad esempio quattro letture differenti date da quattro studiosi del XX secolo su quest'opera: * Edgard Wind sostenne che la Tempesta sia un grande collage dove la figura maschile rappresenterebbe un soldato, simbolo di forza, mentre la figura femminile andrebbe letta come la carità, dato che, nella tradizione romana, la carità era rappresentata da una donna che allatta. Forza e carità che devono convivere con i rovesci della natura (il fulmine); * Gustav Friedrich Hartlaub ipotizzò invece che l'opera potesse avere significati alchemici (trasformazione del vile metallo in oro) per la presenza dei quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria; * Maurizio Calvesi pensò ad un'unione tra cielo e terra di un scrittore neoplatonico; * mentre Salvatore Settis ritiene che le figure si possano interpretare come Adamo ed Eva dopo la cacciata dal Paradiso

Giorgione. La Tempesta

AIKEMA, Bernard Jan Hendrik
2003-01-01

Abstract

La tempesta è un dipinto del pittore veneto Giorgione, eseguita tra il 1507 e il 1508. È stato definito il primo paesaggio della storia dell'arte occidentale, anche se il significato della scena non è chiaro. In primo piano, una donna seminuda allatta un bambino sulla destra, mentre un uomo in piedi li guarda, appoggiato ad un'asta sulla sinistra; fra le due figure sono rappresentate alcune rovine. Sullo sfondo invece c'è un paese che sta per essere investito da un temporale. I personaggi sono assorti, non c’è dialogo fra loro, sono divisi da un ruscelletto e lontani dalla città (su cui si scatena la furia divina). L'illusione di una prospettiva infinita e il mirabile effetto atmosferico attestano a questa epoca un'influenza leonardesca - verosimilmente mutuata dalle opere dei seguaci del pittore vinciano - nella pittura di Giorgione. L'unica fonte relativa a questo dipinto è Marcantonio Michiel, veneziano appassionato di arte e contemporaneo dell'artista, che lascia un veloce appunto: "el paesetto in tela cum la tempesta, cum la cingana et soldato ... de man de Zorzi de Castefranco", ovvero "il paesaggio con il temporale, con la zingara e soldato...di mano di Giorgione di Castelfranco". L'intenzione di Michiel era di scrivere un trattato, "Vite de' pittori e scultori moderni", ma venne preceduto dal Vasari [1]: l'appunto non venne sviluppato, lasciandoci senza un'interpretazione univoca del soggetto. Unica certezza è il primo proprietario, il ricco veneziano Gabriele Vendramin, che possedeva il quadro nel 1530, come si deduce dagli appunti del Michiel. Numerose sono le ipotesi sul significato dell'opera: da episodi biblici, come il ritrovamento di Mosè, a mitologici, Giove ed Io, ad allegorici, Fortuna, Fortezza e Carità.[2] Le possibili interpretazioni sono molte (basate sulla lettura di episodi biblici, dottrine filosofiche...), ma nessuna di queste al momento sembra abbastanza soddisfacente. Ad esempio le interpretazioni basate sulla dualità (uomo - donna, città - ambiente naturale) hanno perso consistenza da quando è stata appurato radiograficamente che al posto dell'uomo era raffigurata una donna nuda. Ecco ad esempio quattro letture differenti date da quattro studiosi del XX secolo su quest'opera: * Edgard Wind sostenne che la Tempesta sia un grande collage dove la figura maschile rappresenterebbe un soldato, simbolo di forza, mentre la figura femminile andrebbe letta come la carità, dato che, nella tradizione romana, la carità era rappresentata da una donna che allatta. Forza e carità che devono convivere con i rovesci della natura (il fulmine); * Gustav Friedrich Hartlaub ipotizzò invece che l'opera potesse avere significati alchemici (trasformazione del vile metallo in oro) per la presenza dei quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria; * Maurizio Calvesi pensò ad un'unione tra cielo e terra di un scrittore neoplatonico; * mentre Salvatore Settis ritiene che le figure si possano interpretare come Adamo ed Eva dopo la cacciata dal Paradiso
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/301713
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