Il problema principale della formazione professionale o meglio del “sottosistema dell’Istruzione e della formazione professionale” (Ifp), delineato dalla Legge 53/2003, in continuità con la riforma del Titolo V della Costituzione, è un problema di carattere culturale, prima che un problema di ordinamento o di risorse, e riguarda l’idea di scuola e di formazione che si intende portare avanti. Nel linguaggio originario della Costituzione italiana, mentre le materie riguardanti la “scuola” dicevano riferimento al Titolo II, sui rapporti etico-sociali, e in particolare all’art. 33, tutto ciò che riguardava l’“istruzione artigiana e professionale” veniva classificato come attinente al Titolo III (art. 35), sui rapporti economici. Le espressioni utilizzate nel vecchio testo della Costituzione riflettevano un’impostazione culturale e sociale elitaria e discriminante dal punto di vista culturale e sociale. Prendendo atto che la formazione iniziale dei ragazzi e delle ragazze fino ai 18 anni di età non può essere ridotta a questione di “rapporti economici”, ma ha a che fare con la centralità della persona, la riforma costituzionale del 2001 prima e la Legge 53/2003 poi utilizzano di contro le espressioni di “istruzione” da un lato e di “istruzione e formazione professionale” dall’altro, integrandole all’interno dell’unico “sistema educativo di istruzione e formazione”. Il contributo offre argomenti per dimostrare che i cambiamenti in atto potrebbero portare ad una trasformazione e ad un arricchimento dell’idea stessa di scuola. In questo quadro, possono legittimamente dirsi “scuola” sia i licei sia gli istituti di istruzione e formazione professionale, ai quali appartengono anche i Centri di formazione professionale (Cfp) gestiti a livello regionale o provinciale.

Il sistema di istruzione e formazione professionale e il suo contributo ad una nuova idea di scuola

TACCONI, Giuseppe
2005-01-01

Abstract

Il problema principale della formazione professionale o meglio del “sottosistema dell’Istruzione e della formazione professionale” (Ifp), delineato dalla Legge 53/2003, in continuità con la riforma del Titolo V della Costituzione, è un problema di carattere culturale, prima che un problema di ordinamento o di risorse, e riguarda l’idea di scuola e di formazione che si intende portare avanti. Nel linguaggio originario della Costituzione italiana, mentre le materie riguardanti la “scuola” dicevano riferimento al Titolo II, sui rapporti etico-sociali, e in particolare all’art. 33, tutto ciò che riguardava l’“istruzione artigiana e professionale” veniva classificato come attinente al Titolo III (art. 35), sui rapporti economici. Le espressioni utilizzate nel vecchio testo della Costituzione riflettevano un’impostazione culturale e sociale elitaria e discriminante dal punto di vista culturale e sociale. Prendendo atto che la formazione iniziale dei ragazzi e delle ragazze fino ai 18 anni di età non può essere ridotta a questione di “rapporti economici”, ma ha a che fare con la centralità della persona, la riforma costituzionale del 2001 prima e la Legge 53/2003 poi utilizzano di contro le espressioni di “istruzione” da un lato e di “istruzione e formazione professionale” dall’altro, integrandole all’interno dell’unico “sistema educativo di istruzione e formazione”. Il contributo offre argomenti per dimostrare che i cambiamenti in atto potrebbero portare ad una trasformazione e ad un arricchimento dell’idea stessa di scuola. In questo quadro, possono legittimamente dirsi “scuola” sia i licei sia gli istituti di istruzione e formazione professionale, ai quali appartengono anche i Centri di formazione professionale (Cfp) gestiti a livello regionale o provinciale.
2005
Secondo ciclo; Istruzione e formazione professionale; Centro di formazione professionale; sperimentazione; scuola; integrazione; didattica
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