Il contributo si occupa del nodo della responsabilizzazione delle imprese attraverso la valorizzazione della componente formativa dei sistemi di workfare. Il dibattito sull’importanza di introdurre in Italia un reddito di sussistenza garantito per legge volto a intervenire efficacemente sul piano socioeconomico si è recentemente concretizzato nell’istituzione del c.d. reddito di cittadinanza, una misura che, secondo quanto affermato dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, si prefigge come obiettivo non solo la lotta alla povertà e la semplificazione del sistema assistenziale, ma anche una complessiva riforma sotto il profilo del reinserimento nel mondo del lavoro. Nonostante l’innegabile necessità di affrontare queste tematiche, il contributo mette in luce come la strada ad oggi percorsa abbia più volte sollevato diverse perplessità circa la realizzabilità dei numerosi obiettivi prefissati e la farraginosità delle tempistiche e delle modalità di attuazione, portando in definitiva a dubitare che il cospicuo stanziamento di risorse si possa concretizzare in un risultato altrettanto incisivo sul tasso occupazionale. In tale prospettiva, l’autore si concentra sull’efficacia complessiva dell’istituto, valutando soluzioni alternative che coinvolgano direttamente le imprese mediante misure che incentivino l’investimento nello sviluppo professionale dei beneficiari. Essendo il tema della salute e del benessere dell’individuo, sia esso in cerca di lavoro che già occupato, un aspetto centrale delle politiche di welfare e workfare, le proposte in questione intendono fornire spunti utili per un intervento sul piano socioeconomico volto a combattere le condizioni di disagio e di isolamento dal tessuto produttivo mediante quello che l’autore definisce come un concreto «assistenzialismo produttivo».

La responsabilizzazione delle imprese attraverso la valorizzazione della componente formativa dei sistemi di workfare: dal reddito di cittadinanza al “reddito di formazione”

Carlo Valenti
2020-01-01

Abstract

Il contributo si occupa del nodo della responsabilizzazione delle imprese attraverso la valorizzazione della componente formativa dei sistemi di workfare. Il dibattito sull’importanza di introdurre in Italia un reddito di sussistenza garantito per legge volto a intervenire efficacemente sul piano socioeconomico si è recentemente concretizzato nell’istituzione del c.d. reddito di cittadinanza, una misura che, secondo quanto affermato dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, si prefigge come obiettivo non solo la lotta alla povertà e la semplificazione del sistema assistenziale, ma anche una complessiva riforma sotto il profilo del reinserimento nel mondo del lavoro. Nonostante l’innegabile necessità di affrontare queste tematiche, il contributo mette in luce come la strada ad oggi percorsa abbia più volte sollevato diverse perplessità circa la realizzabilità dei numerosi obiettivi prefissati e la farraginosità delle tempistiche e delle modalità di attuazione, portando in definitiva a dubitare che il cospicuo stanziamento di risorse si possa concretizzare in un risultato altrettanto incisivo sul tasso occupazionale. In tale prospettiva, l’autore si concentra sull’efficacia complessiva dell’istituto, valutando soluzioni alternative che coinvolgano direttamente le imprese mediante misure che incentivino l’investimento nello sviluppo professionale dei beneficiari. Essendo il tema della salute e del benessere dell’individuo, sia esso in cerca di lavoro che già occupato, un aspetto centrale delle politiche di welfare e workfare, le proposte in questione intendono fornire spunti utili per un intervento sul piano socioeconomico volto a combattere le condizioni di disagio e di isolamento dal tessuto produttivo mediante quello che l’autore definisce come un concreto «assistenzialismo produttivo».
2020
978-88-31940-38-2
Reddito di cittadinanza, formazione, workfare, reddito minimo garantito, assistenzialismo produttivo
Minimum income guaranteed by the state, training, workfare, guaranteed minimum income, productive welfare
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