Il testo sembra animato da tre tesi di fondo. La prima è che le ondate migratorie degli ultimi dieci-dodici anni possono essere guardate su di uno sfondo puramente emergenziale, se si ignora che esse si sommano a processi migratori in atto da almeno mezzo secolo. La questione dell’immigrazione, tema caldissimo dell’attualità politica, viene però modulata, nel testo, senza toni apocalittici. Impressionano però alcuni dati, alcuni specificatamente legati al contesto inglese, alcuni più genericamente europei. La seconda tesi di fondo è che, per una esigenza di onestà intellettuale, è necessario non confondere l’Europa con l’Unione Europea. Il testo sembra evidenziare, con sorprendente brutalità, quanto, nei dibattiti sull’europeismo, qualcosa sia fuori asse. Douglas Murray sembra rivendicare l’idea che molte politiche dell’Unione Europea possano essere criticate non in virtù di un rigurgito nazionalistico o “sovranistico”, ma al contrario in forza di una più alta e nobile idea di Europa. Non si comprende molto dell’attualità politica, se non si mette bene a fuoco lo scollamento tra Unione Europea e “Spirito” europeo. Spesso si dimentica che è possibile contestare certe decisioni dell’Unione Europea in virtù di un “eccesso” di europeismo. La terza tesi di fondo, quella più specificatamente kulturphilosophisch, è forse la più interessante. Essa suona così: gli europei sono geschichtsmüde, sono “stanchi di storia”, stanchi per lo schiacciante peso che la storia europea carica sulle coscienze di ciascun cittadino.

La strana morte dell'Europa

Pier Alberto Porceddu Cilione
2019-01-01

Abstract

Il testo sembra animato da tre tesi di fondo. La prima è che le ondate migratorie degli ultimi dieci-dodici anni possono essere guardate su di uno sfondo puramente emergenziale, se si ignora che esse si sommano a processi migratori in atto da almeno mezzo secolo. La questione dell’immigrazione, tema caldissimo dell’attualità politica, viene però modulata, nel testo, senza toni apocalittici. Impressionano però alcuni dati, alcuni specificatamente legati al contesto inglese, alcuni più genericamente europei. La seconda tesi di fondo è che, per una esigenza di onestà intellettuale, è necessario non confondere l’Europa con l’Unione Europea. Il testo sembra evidenziare, con sorprendente brutalità, quanto, nei dibattiti sull’europeismo, qualcosa sia fuori asse. Douglas Murray sembra rivendicare l’idea che molte politiche dell’Unione Europea possano essere criticate non in virtù di un rigurgito nazionalistico o “sovranistico”, ma al contrario in forza di una più alta e nobile idea di Europa. Non si comprende molto dell’attualità politica, se non si mette bene a fuoco lo scollamento tra Unione Europea e “Spirito” europeo. Spesso si dimentica che è possibile contestare certe decisioni dell’Unione Europea in virtù di un “eccesso” di europeismo. La terza tesi di fondo, quella più specificatamente kulturphilosophisch, è forse la più interessante. Essa suona così: gli europei sono geschichtsmüde, sono “stanchi di storia”, stanchi per lo schiacciante peso che la storia europea carica sulle coscienze di ciascun cittadino.
2019
Europa, Filosofia dell'Europa, Geopolitica, Cultura europea
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