Marc Antoine Muret ebbe modo, durante gli anni della sua permanenza a Roma, di mettere a frutto anche la sua ottima formazione giuridica, leggendo per alcuni anni il Digesto nella facoltà legale della Sapienza. Questa esperienza di insegnamento si qualificò come un esperimento di grande interesse culturale per la sua innovatività: infatti Muret non utilizzò nella lettura dei testi giuridici di Roma antica il metodo tradizionale (il c.d. mos italicus iura docendi), ma si cimentò nell'analisi dei passi delle Pandette alla luce delle sue profonde conoscenze filologiche e storico-letterarie. I commentari ai primi titoli del Digesto ed alle Istituzioni, raccolti nel IV vol. dell'opera omnia raccolta dal Ruhnken (Leida, 1789), riproducono il contenuto di quei corsi di lezioni innovativi e ci mostrano l'originalità di tale metodo di lavoro e dei suoi risultati, in continuità con l'esempio proposto da Guillaume Budé ed Andrea Alciato, ma ci spiegano anche il motivo per cui quel tentativo non ebbe seguito e restò isolato nell'Università italiana; infatti il commento storico-filologico svolto da Muret lasciava in ombra gli aspetti tecnici delle norme e risultava lontano dalla sensibilità dei giuristi dell'epoca e non dava risposte alle esigenze prevalentemente pratiche del mondo del diritto. La novità, specialmente per l'Italia, di tale approccio alle fonti legali, segnato dall'abbandono del metodo tradizionale, fanno di Muret il più coerente applicatore all'esegesi dei testi giuridici romani dei principi umanistici ed un diretto precursore del neoumanesimo erudito settecentesco.

Filologia e giurisprudenza nell’insegnamento romano di Marc Antoine Muret: alla ricerca di un nuovo metodo

Rossi, Giovanni
2020-01-01

Abstract

Marc Antoine Muret ebbe modo, durante gli anni della sua permanenza a Roma, di mettere a frutto anche la sua ottima formazione giuridica, leggendo per alcuni anni il Digesto nella facoltà legale della Sapienza. Questa esperienza di insegnamento si qualificò come un esperimento di grande interesse culturale per la sua innovatività: infatti Muret non utilizzò nella lettura dei testi giuridici di Roma antica il metodo tradizionale (il c.d. mos italicus iura docendi), ma si cimentò nell'analisi dei passi delle Pandette alla luce delle sue profonde conoscenze filologiche e storico-letterarie. I commentari ai primi titoli del Digesto ed alle Istituzioni, raccolti nel IV vol. dell'opera omnia raccolta dal Ruhnken (Leida, 1789), riproducono il contenuto di quei corsi di lezioni innovativi e ci mostrano l'originalità di tale metodo di lavoro e dei suoi risultati, in continuità con l'esempio proposto da Guillaume Budé ed Andrea Alciato, ma ci spiegano anche il motivo per cui quel tentativo non ebbe seguito e restò isolato nell'Università italiana; infatti il commento storico-filologico svolto da Muret lasciava in ombra gli aspetti tecnici delle norme e risultava lontano dalla sensibilità dei giuristi dell'epoca e non dava risposte alle esigenze prevalentemente pratiche del mondo del diritto. La novità, specialmente per l'Italia, di tale approccio alle fonti legali, segnato dall'abbandono del metodo tradizionale, fanno di Muret il più coerente applicatore all'esegesi dei testi giuridici romani dei principi umanistici ed un diretto precursore del neoumanesimo erudito settecentesco.
2020
978-2-600-05973-2
Marc Antoine Muret, legal humanism, Digest, University 'La Sapienza'
Marc Antoine Muret, umanesimo giuridico, Pandette, Università 'La Sapienza',
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1022346
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